Continua
la programmazione di Caserta Filmlab con i cult d'animazione in lingua
originale al Jarmusch club. Domani 14 aprile sarà la volta di Peur(s) du noir. Paure del buio è un
film d'animazione collettivo del 2007, nazionalità francese, diretto da Blutch,
Charles Burns, Marie Caillou, Pierre Di Sciullo, Lorenzo Mattotti e Richard
McGuire. Ciascuno dei sei illustratori e autori di fumetti coinvolti nel
progetto, con differenti esperienze precedenti nel campo dell'animazione, ha
realizzato un episodio del film, senza titolo ma sul tema comune della paura,
con un diverso stile grafico ma rispettando la scelta estetica e narrativa del
bianco e nero (con l'eccezione dell'episodio di Marie Caillou, in cui appare
per qualche secondo il rosso). Due episodi, quelli di Blutch e Pierre Di
Sciullo, incorniciano e inframmezzano gli altri quattro. Attraverso queste sei
storie fra di loro interconnesse si raccontano i motivi ancestrali che legano
la sensazione della paura all'oscurità. Piccoli racconti su grandi paure che
appartengono alla sfera privata di ogni individuo. C'è un uomo che si aggira in
una campagna di cui non è dato sapere né il nome né il tempo né il luogo
conducendo dei cani rabbiosi che scatena contro passanti innocenti; un giovane
studioso di scienze è vittima di una cavalletta che anni prima aveva catturato
nel bosco; una giovane ragazza giapponese è vittima di esprimenti sul sonno e
gli incubi; un coccodrillo terrorizza una cittadina e, infine, un uomo è
vittima del buio e dell'inverno nella sua casa isolata. Tutte le storie sono
intramezzate da una voce di donna fuoricampo che racconta le sue paure
"sociali": perdere il proprio tenore di vita, avere una vita
qualunque, essere considerata solo "carina". Un anno di lavoro di
questi maestri dell'animazione ha prodotto un piccolo gioiello di genere, una
sorta di pamphlet sulle piccole paure che si nascondono nei meandri oscuri
della mente. Ecco che, questa carrellata di storie alla Edgar Allan Poe ci
trasporta al di là della linea immaginaria dei terrori atavici: la paura dei
cani e delle bestie feroci, dei fantasmi, degli insetti e, ovviamente, quella
del buio. Coraggioso il tentativo di rompere gli schemi della narrazione e
soprattutto di come è rappresentata la realtà fantastica e onirica. Soprattutto
l'ultimo episodio è, in questo, un piccolo manifesto: lo schermo è per lo più
al buio, un piccolo cono di luce illumina dettagli che si confondono e
trasformano: è la carta da parati o il vestito di uno spirito? Una bottiglia o
un'arma? Piccole storie per spaventare senza conformismi. Il film ha fatto il
giro del mondo grazie agli innumerevoli festival sparpagliati per tutto il
globo, e anche al Festival del cinema di Roma. Il lavoro è la riprova che
l'Europa in genere è da sempre la culla del cinema d'animazione di un certo
livello, quel tipo di animazione che si concentra principalmente
sull'artisticità del disegno, sulla peculiarità del tratto.
Fonte: comunicato stampa
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