Gianni Merlo, presidente AIPS, fa il punto sulla professione del giornalista sportivo che sta sicuramente attraverso un periodo non facile. Il momento è difficile per la nostra professione, lo dicono tutti, ma questo è anche il momento di avere nuove idee e di essere uniti nella ricerca di forme di reazione alla situazione attuale.
Non è il caso di piangersi addosso, ma è necessario fare leva sulla nostra dignità e onestà intellettuale per dare un contributo fattivo alle iniziative di rilancio.
E’ chiaro: il potere sportivo e non, se così lo vogliamo chiamare, certo non ha crucci se vede la nostra vena giornalistica libera e critica appassire, anzi. Si sta attrezzando con efficienti uffici stampa e di pubbliche di relazioni per sostituirci. Non si rende conto che a lungo termine questo finirà anche per uccidere lo sport e tutti i suoi principi.
Adesso la regola è: tutto e subito. Il futuro? Non è contemplato ed è lontano. La serietà, la correttezza, l’educazione? Sono principi obsoleti…
La difficile situazione economica in cui versano i media attualmente porta anche gli organizzatori dei grandi eventi a sfruttare la nostra debolezza e divisione.
Vi faccio un esempio: Olimpiadi 2016 a Rio de Janeiro. Al momento della candidatura i dirigenti brasiliani avevano fissato nella proposta sottoposta al Cio di costruire un Villaggio per i Media da 25.000 posti con un prezzo fissato per camera o unità abitativa di 150 dollari. Quel Villaggio è sparito e al suo posto un palazzinaro ha creato un nuovo quartiere, che potrà ospitare circa 4.500 giornalisti, ma le stanze ora costano 254 dollari e l’intera somma per l’affitto va pagata praticamente con un anno di anticipo, così circa 23 milioni di dollari potrebbero anche depositati in banca e generare interessi. Ma questi interessi, derivati dai nostri soldi, non andranno per coprire altre spese che ci riguardano, come ad esempio la rate card, cioè la somma che viene richiesta per potere usufruire di internet via cavo, in quanto il wifi gratuito non è garantito come efficiente in tutti gli impianti. No, infatti ci vengono richiesti altri 175 dollari per questo servizio. Tutto questo non è accettabile, anche il silenzio del Cio su questa materia, ma abbiamo poche possibilità di manovra come Associazione Internazionale della Stampa perché i giornalisti sportivi dei vari paesi, invece di fare fronte unito, rimangono silenziosi, divisi, incapaci di difendere veramente i nostri interessi. Per questo cominciamo tutti a lavorare assieme e il nostro futuro non sarà più così buio.
Fonte: Annuario USSI
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