Nei mesi
scorsi è iniziato presso la Cardiochirurgia aziendale un percorso di adozione
di tecniche chirurgiche innovative che, applicato a diverse patologie di
interesse cardiochirurgico, sta consentendo l’esecuzione, su un numero di
pazienti sempre maggiore, di interventi chirurgici con procedure meno traumatiche,
definite mini invasive.
“Una di
queste tecniche – riferisce il direttore dell’Unità Operativa di
Cardiochirurgia Luigi Piazza – è stata recentemente impiegata anche per
risolvere una grave patologia a carico della valvola mitralica di un giovane rifugiato
politico afgano di 24 anni, ricoverato in scompenso cardiaco presso la nostra
Azienda. La sua giovane età ha permesso di intervenire con una piccola
incisione di 7-8 cm sulla parete laterale toracica, invece di praticare una
grossa incisione sulla parete anteriore, che avrebbe necessitato anche della
sezione dello sterno. Pochi giorni dopo l’intervento chirurgico il paziente è
stato dimesso in ottime condizioni fisiche. È questa una metodica che stiamo
attuando con successo presso la nostra Unità Operativa, incontrando anche
l’adesione convinta dei pazienti”.
La chirurgia
mini invasiva consente quindi di poter accedere alle strutture cardiache, quali
valvole e coronarie, con incisioni minime e, quindi, con minor trauma
tissutale. Questo permette di dare una risposta terapeutica efficace anche a
pazienti che, per età e per compromissione generale, non potrebbero essere
operati per l’elevato rischio connesso all’invasività della chirurgia
tradizionale. Gli interventi cardiochirurgici che necessitavano prima di
incisioni cutanee di diversi centimetri possono essere oggi effettuati
attraverso accessi minimi di pochi centimetri, con un minor danno delle
strutture interessate, con un più rapido recupero funzionale e precoce
dimissione ospedaliera, oltre a un aspetto cosiddetto “cosmetico” delle
cicatrici, che rappresenta un ulteriore vantaggio, soprattutto nei soggetti
giovani di sesso femminile.
Se si
considera che l’aumento dell’età media della popolazione ha avuto, come
naturale conseguenza, una più elevata percentuale di pazienti ultraottantenni
sottoposti a interventi cardiochirurgici, si comprende l’importanza pratica
dell’adozione della chirurgia mini invasiva in soggetti con fragilità aumentata
per il notevole invecchiamento di organi e tessuti e per patologie associate
all’età.
Molti
pazienti anziani con danni valvolari, soprattutto stenosi aortica, che prima si
vedevano rifiutato l’intervento chirurgico per l’elevato rischio operatorio,
vengono invece oggi operati utilizzando tecnologie che consentono di risolvere
patologie gravi, con minimo impatto traumatico e con rapido recupero.
Fonte: L’addetto stampa (Enzo Battarra)
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