venerdì 24 giugno 2016

LA NOTIZIA DEL GIORNO

Cameron si dimette da Primo Ministro. Borse in picchiata

Con il 51,98% il fronte del “Leave” vince il referendum per uscire dall’Europa. Il premier inglese lascia Downing Street "Al Paese serve un nuovo leader”. La mappa del voto: in Galles vince il sì, Scozia e Irlanda vogliono l’Europa. Guù le principali borse, peggior calo da Lehman Brothers. Sterlina ai minimi del 1985. Ue: “Dispiace, ma ora Londra via subito”. Juncker: “Non è la fine”. Merkel “Taglia netto”. LE ULTIME


La Gran Bretagna ha deciso: è fuori dall’Europa. Il fronte del "Leave" ha vinto il referendum con il 51,89% dei voti con 17.410.742 voti contro i 16.141.241 del “Remain”. Affluenza storica, con il 72,2% degli aventi diritto che hanno deciso di esprimere la propria preferenza. Una scelta storica, che sta avendo ripercussioni politiche ed economiche sul mondo intero. Già stamattina i vertici europei hanno serrato le file con l'obiettivo di evitare lunghi e deleteri periodi di incertezza. "Ci aspettiamo che il governo del Regno Unito dia effetto alla decisione del popolo britannico al più presto possibile, per quanto doloroso potrà essere il processo", hanno affermato il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, il presidente del Consiglio europeoDonald Tusk, il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz e il presidente di turno, il premier olandese Mark Rutte, in una dichiarazione congiunta dopo il vertice di crisi nella sede della Commissione Ue a Bruxelles. "Siamo dispiaciuti", ma "l'Unione di 27 Stati membri continuerà". Cosa succede con la Brexit
Ue a Londra: Brexit avvenga rapidamenteAll’indomani del voto, le istituzioni comunitarie chiedono al Regno Unito dilasciare l'Ue rapidamente, nel rispetto dell'esito del referendum che ha decretato l'uscita del Paese dall'Unione europea. Il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, sta preparando una agenda per gli incontri con i leader europei alla luce del voto nel referendum britannico. Fonti europee riferiscono che l'agenda non è ancora confermata, ma il programma al momento attuale prevede una incontro a Roma col premier Matteo Renzi che potrebbe avvenire già oggi. Nei prossimi giorni, probabilmente lunedì, Tusk dovrebbe incontrare Merkel a Berlino e Hollande a Parigi. Ed in tarda mattinata si è tenuta una riunione telefonica tra i ministri delle finanze del G7 per esaminare la situazione economica e finanziaria alla luce dei risultati sul referendum Brexit. Secondo quanto si è appreso si sarebbe trattato di una breve conference call sulla quale sarà diffuso un comunicato da parte del G7. Intanto viene confermato che l'accordo raggiunto dal premier David Cameron con la Ue nel vertice del 19 febbraio scorso con le concessioni per lo 'statuto speciale' del Regno Unito "non entrerà in vigore e cessa di esistere". È scritto nella dichiarazione comune dei presidenti delle istituzioni europee dopo la riunione di crisi nella sede della Commissione europea.
Merkel: “Taglio netto all’Europa”
La decisione della Gran bretagna è “un taglio netto per l'Europa” afferma la cancelliera tedesca Angela Merkel, che poi precisa che adesso serve un’analisi “calma e composta” del voto, ricordando che “Ci sono 27 altri paesi che sono ancora disposti e capaci di non prendere decisioni affrettate e di reagire in maniera calma, tranquilla e con prudenza per giungere a delle decisioni giuste”. La Merkel ha poi invitato a Berlino il presidente francese, Francois Hollande, il premier italiano Matteo Renzi e il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk per discutere sulle decisioni da prendere in seguito all’uscita della Gran Bretagna dall’Unione: sembrerebbe, inoltre che la volontà sia quella di allargare il circolo anche ad altri capi di stato per poter fare insieme delle riflessioni più profonde sul futuro dell’Europa.
Hollande: "Prova grave per l'Europa"
Ora serve "uno scatto in avanti dell'Europa". Lo ha detto il presidente franceseFrancois Hollande, commentando il referendum sulla Brexit. La Brexit è una "prova grave per l'Europa. Dobbiamo mostrare solidità e forza", ha proseguito Hollande. Oggi, davanti al "pericolo immenso degli estremismi e dei populismi" un "soprassalto è necessario", ha aggiunto.

Le parole di Schulz
“Sono molto deluso e  triste, è una prospettiva triste da ambo le parti, ma è una decisione del Regno Unito quella di lasciare”. Lo ha detto a Sky TG24 HD il Presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz, commentando il referendum sulla Brexit. “Basti pensare al subbuglio dei mercati riguardo la valuta britannica. Voglio proteggere l’euro, per affrontare gli stessi problemi, quindi un approfondimento della cooperazione tra governi europei rientra nelle nostre responsabilità. Inoltre prevedo che il Governo Britannico prenda seriamente la volontà degli elettori e si cominci a negoziare l’uscita in base all’articolo 50 del trattato”.Schulz ha poi aggiunto “Non voglio dare la colpa a qualcuno, ma dobbiamo rispettare la volontà sovrana del Regno Unito. È un paese che ha sempre oscillato sul fatto di appartenenza, adesso hanno deciso a favore dell’uscita, ed escono dal mercato unico più grande del mondo. Non è un referendum deciso dagli europei ma dal governo britannico, dai conservatori britannici. Non mi assumo la responsabilità ma ci sono dei messaggi di insoddisfazione, preoccupazione, nel Regno Unito, che si verificano anche in altri Paesi. Di questo scollamento tra istituzioni e fiducia dei cittadini bisogna tenerne conto, per quanto riguarda l’ingiustizia della distribuzione di ricchezza e la disoccupazione giovanile basti pensare alle cifre delle analisi del referendum: più del 70% della fascia d’età tra i 18 e i 25 anni ha votato a favore, questo significa che i giovani non dovranno essere esclusi dallo sviluppo europeo e mi sento rassicurato da questo voto perché oggi insieme siamo più forti e questa è un’opinione che condividono i giovani”.
Tony Blair: “Servono risposte, non divisioni”
“Credo che la leadership del partito laburista sia stato un po’ debole nel sostegno al “Remain”. Non credo si sia trattato di un voto di protesta contro il Governo, è stata una decisione, che avrà conseguenze enormi, importanti”. “L’immigrazione, le pressioni sulle industrie locali, credo che queste siano le sfide che dobbiamo affrontare oggi. Purtroppo la risposta non è quella di lasciare la più grande unione commerciale al mondo”. Lo ha detto a Sky l’ex premier inglese Tony Blair, commentando i risultati del referendum sulla Brexit. L’ex Premier ha poi messo in guardia il Governo inglese dalla deriva populista di molti partiti, ricordando che “Il partito Laburista dovrà ritrovare la propria passione per dare risposte ai problemi del popolo, e una risposta non è quella di dividere il Paese ma di dare maggiori infrastrutture, di capire come funziona il mondo, per fare in modo che le risorse del Paese siano bene investite”.
David Cameron si dimette
Fra le prime conseguenze della Brexit c’è l’addio di David Cameron. Il leader conservatore, inizialmente promotore del referendum e poi favorevole al “Remain”. si è dimesso in seguito alla decisione referendaria con cui i cittadini britannici hanno scelto di uscire dall'Unione Europea. "Il Paese ha bisogno di una nuova leadership" ha affermato Cameron, che ha spiegato che sarà ancora primo ministro per i prossimi tre mesi, quando il partito conservatore organizzerà l'elezione di un nuovo leader. "Il popolo britannico ha scelto una strada e ha bisogno di una guida per guidarlo in quella direzione" ha aggiunto Cameron, spiegano che "non è giusto per me essere il capitano che guiderà la nave verso la destinazione futura".
La mappa del voto
Nove delle 12 macroaree che compongono il Regno Unito hanno votato in favore di Leave e contro l'Ue. Lo certifica un prospetto della Bbc secondo il quale Remain è prevalso soltanto in Scozia, a Londra e in Irlanda del NordLe aree più euroscettiche sono state le Midlands, regioni che comprendono grandi centri urbani come Birmingham e vecchi distretti industriali, con le West Midlands contro l'Ue al 59,3% e le East Midlands al 58,8. A ruota il North East e poi lo Yorkshire, proprio la regione in cui giovedì 16 l'estremista di destra Tommy Mair ha ucciso la deputata laburista Jo Cox, paladina di migranti e integrazione europea. Da notare pure l'inattesa vittoria di Leave, di misura, in Galles. La vera roccaforte europeista resta invece la Scozia, pur con un'affluenza inferiore alla media nazionale, che si conferma una realtà a parte nel regno e che ha votato Remain al 62%. Segue Londra, filo-Ue al 59,9% e l'Irlanda del Nord, un po' meno anti-Brexit delle previsioni con il 55,8%. La mappa del voto
Giovani filo-europei e anziani pro Brexit
La Gran Bretagna si spacca anagraficamente sul voto. Secondo quanto emerge dalle rilevazioni, a votare per il Leave sono stati soprattutto gli over 65% dove il “Remain” tocca il minimo del 36%, così come sono favorevoli alla Brexit anche il 56% dei votanti nella fascia di età fra i 50 ed i 65. Risultati opposti nelle fasce più giovani, quelle nate e cresciute con il sogno dell’Europa e dell’Erasmus. Nella fascia di età compresa fra i 18 e i 24 anni, quella che comprende ad esempio gli studenti universitari, il 73% si è espresso a favore della UE, così come nella fascia successiva, fra i 26 ed i 49, i favorevoli al “Remain” sono stati il 54% dei votanti.


Borse in picchiata, Milano verso crollo storico

Intanto è panico sui mercati mondiali, dove già questa mattina le Borse asiatiche facevano registrare crolli record. Stessa situazione in Europa, dove si registra il peggior calo dall'ottobre del 2008 e dalle turbolenze del post Lehman. L'indice paneuropeo Euro Stoxx giù dell'8,7% e lo Stoxx 600 è giù del 7,2%. Londra perde il 4,5%, Parigi l'8,4%, Francoforte va già del 7,1%, Madrid scivola dell'11,4%. A questi livelli la Borsa di Milano sta per segnare un crollo storico: Con una perdita del 10,6% l'indice Ftse Mib sta subendo la maggiore perdita da quando è possibile ricostruirne a ritroso l'andamento, dal 1994. L'indice Ftse Mib è operativo dal primo giugno 2009 ed è possibile il calcolo 'aggiustato' anteriore sovrapponendolo al precedente indice Mibtel. Nelle fasi del post crac Lehman il Ftse Mib ricalcolato ha segnato un crollo dell'8,24% il 6 ottobre 2008. L'11 settembre 2001 aveva perso il 7,57%
Crolla la sterlina
La sterlina resta in calo del 10% sul dollaro a quota 1,33. Si tratta del peggiore risultato da oltre trent'anni. La divisa britannica è in calo di oltre il 6,6% anche sull'euro. Debole anche l'euro che segue in negativo l'uscita dall'Ue di Londra. La moneta unica scende sotto quota 1,10 (1,0984) e a 111,56 contro lo yen, altra moneta rifugio in questi momenti.
BCE:”Pronti a immettere liquidità”
“La Bce è pronta a iniettare liquidità in euro e in altre valute" per far fronte i contraccolpi della Brexit. È quanto si legge in una nota dell'istituto centrale europeo in cui si precisa che la Bce è preparata all'emergenza ed è in stretto coordinamento con le altre banche centrali. "Le banche dell'Eurozona sono resilienti in termini di capitale e liquidità" per far fronte alla Brexit assicura la Bce, che aggiunge che sta "monitorando con molta attenzione" l'andamento dei mercati. Le banche dell'Eurozona hanno chiesto alla Bce 399 miliardi di euro nella prima asta del Tltro2. Lo comunica l'istituto di Francoforte in una nota sui risultati della nuova edizione di maxi-prestiti alle banche che per la prima volta prevedono l'assegnazione a tasso zero - ma anche a tassi negativi fino a -0,40% - agli istituti che più garantiranno credito all'economia reale.

Fed, possibili conseguenze per economia Usa

Stessa linea per la Banca centrale statunitense, che stamani in una nota ha affermato: "La Federal Reserve è pronta, se necessario, a fornire liquidità in dollari attraverso i canali esistenti con le banche centrali, per affrontare le pressioni sui mercati globali" esercitati dalla Brexit. Pressioni che "potrebbero avere conseguenze avverse per l'economia americana". La borsa di New York apre in forte calo sulla scia dei mercati europei, anch'essi presi alla sprovvista dalla vittoria dei 'Leave' al referendum sulla Brexit dopo aver per giorni piazzato forti scommesse sul 'Remain'. Il Dow Jones perde il 2,31%, lo S&P 500 arretra del 2,62%, il Nasdaq segna -3,51%.
Lagarde,'Fmi prende atto,ora transizione soft'
"Prendiamo atto della decisione del popolo britannico. Chiediamo alle autorita' nel Regno Unito e in Europa a lavorare in maniera collaborativa per assicurare una transizione morbida verso nuove relazioni economiche": cosi' la numero uno del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde, commenta l'esito del referendum sulla Brexit. Ed arriva anche il rischio “declamazione” di Standard and Poor’s «A breve alcuni rating potrebbero essere colpiti incluso quello sovrano e delle controllate». Così Standard &  Poor's preannuncia il declassamento della Gran Bretagna per l'impatto sull'economia dell'uscita dall'Ue sancita nel referendum di ieri.

Fonte Sky Evening News

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