«La
dialettica politica non mi ha mai spaventato, ho sempre ritenuto che il
confronto anche aspro sia uno strumento di crescita per tutti purché tutti
vengano messi nelle condizioni di poter esprimere delle posizioni anche
minoritarie ed impopolari. Nella mia attività politica, sin dagli anni
universitari, non ho mai avuto paura di dire quello che penso: spesso mi è
capitato di esprimere una posizione che, poi, è diventata quella prevalente,
qualche volta sono stata minoranza, consapevole del ruolo prezioso che ricopre
chi è portatore di un’idea che non è quella della maggioranza perché ha la
responsabilità di preservare dei valori a cui, a prescindere, dall’esito finale
vale la pena dar voce. Mai, però mi è successo di trovarmi nella condizione in
cui sono adesso, parte di un partito dove non esiste dialettica, non esiste
confronto, non esiste scontro, perché siamo stati privati anche dei luoghi
democratici dove farlo. L’idea che un’oligarchia possa decidere a tavolino le
sorti del mondo, accordandosi a tavolino quando c’è da spartirsi le vesti e le
poltrone, e sputando veleno dal pulpito quando si cerca solo di garantire lo
stipendio a degli onesti lavoratori non può essere la mia. Non riesco più a
fare politica, la mia politica, quella per la gente, quella che non ha bisogno
di gettoni, stipendi, incarichi e poltrone in questo contesto in cui è normale
che il Partito democratico faccia campagna elettorale accanto alla Lega, contro
il Partito democratico, ma è aberrante votare un atto tecnico che consenta a
delle famiglie di non essere schiacciate dalla crisi e dalle colpe di una
cattiva politica. Neanche i vertici nazionali del Pd, che ringrazio per
l’affetto personale e la stima politica che mi hanno espresso, sono riusciti a
stoppare questa deriva politica che governa il partito in provincia di Caserta.
Io in questo partito provinciale, non mi rivedo, non mi riconosco e non posso
stare. E’, per questa ragione, che mi dimetto da capogruppo e decido di aderire
al gruppo misto in Provincia, per non essere più irretita da questo tipo di
politica inconcludente ed evanescente. Sono io che mi
allontano dal partito democratico, dal momento che il provvedimento di espulsione
si è dimostrato essere monco dei requisiti tecnici e fattuali oltre che non
avallato dai dirigenti nazionali, mi allontano da un partito ove è diventato
predominante l’imposizione e non il confronto, mi allontano da un partito ove
si antepone il conflitto interno rispetto ai progetti... Sono una democratica
che crede nelle primarie e non una che vuole concorrere a far parte della spa
in cui hanno trasformato il Pd di Caserta! Voglio credere ancora che questa
fase duri poco e che si ritrovino presto le ragioni del nostro stare insieme,
continuando sulla strada della solidarietà e della tutela dei più deboli».
Raffaella Zagaria, consigliere provinciale
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