sabato 25 gennaio 2014

Giornata della memoria al Duel Village

Il Duel Village celebra la ‘Giornata della Memoria’


con un film sulla filosofa ebrea Hannah Arendt




Lunedì 27 e martedì 28 gennaio 2014 in via Borsellino a Caserta


Il Duel Village celebra la ‘Giornata della Memoria’ con la proiezione dell’ultimo lavoro della regista tedesca Margarethe Von Trotta dedicato alla filosofa e scrittrice ebreo-tedesca Hannah Arendt. Il film, patrocinato dall’Unione delle comunità ebraiche italiane, sarà nelle sale cinematografiche in esclusiva per due giorni: lunedì 27 alle ore 20.45 e martedì 28 gennaio alle ore 19.30. Il biopic di una donna eccezionale, che ricostruisce un periodo fondamentale della sua vita, quello tra il 1960 e il 1964. Un film intenso, lodato dalla stampa e che lascerà il segno. Inserite infatti anche immagini autentiche del processo a Eichman.
LA TRAMA
Scappata dagli orrori della Germania nazista, la filosofa ebreo-tedesca Hannah Arendt nel 1940 trova rifugio insieme al marito e alla madre negli Stati Uniti, grazie all'aiuto del giornalista americano Varian Fry. Qui, dopo aver lavorato come tutor universitario ed essere divenuta attivista della comunità ebraica di New York, comincia a collaborare con alcune testate giornalistiche. Come inviata del New Yorker in Israele, Hannah si ritrova così a seguire da vicino il processo contro il funzionario nazista Adolf Eichmann, da cui prende spunto per scrivere ‘La banalità del male’, un libro che andrà incontro a molte controversie.

LA STORIA 

HANNAH ARENDT è il ritratto del genio che sconvolse il mondo, grazie alla sua scoperta della “banalità del male”. Dopo aver assistito al processo al nazista Adolf Eichmann, svoltosi a Gerusalemme, la Arendt osò scrivere dell’Olocausto con parole che non si erano mai sentite prima. Il suo lavoro provocò immediatamente uno scandalo, ma la Arendt non ritrattò, nonostante gli attacchi di amici e nemici. In quanto ebrea tedesca emigrata, lei aveva difficoltà a recidere i suoi legami dolorosi con il passato e il film mette in mostra il suo affascinante mix di arroganza e vulnerabilità, rivelando un’anima formata e sconvolta dall’esilio. La pellicola mostra Hannah Arendt (Barbara Sukowa) nel corso dei quattro anni (dal 1961 al 1964), in cui assiste, scrive e sopporta la reazione nei confronti del suo lavoro sul processo al criminale di guerra nazista Adolf Eichmann. Osservando la Arendt mentre partecipa al processo, rimanendo al suo fianco mentre viene contestata dai suoi critici e sostenuta da una ristretta cerchia di amici fedeli, avvertiamo l’intensità di questa donna ebrea forte, fuggita dalla Germania nazista nel 1933. Un’accanita fumatrice e una donna orgogliosa, la Arendt è felice e ha successo in America, ma la sua visione penetrante la rende un’outsider dovunque vada. Quando scopre che il Servizio segreto israeliano ha rapito Adolf Eichmann a Buenos Aires e lo ha portato a Gerusalemme, è determinata a raccontare il processo. William Shawn (Nicholas Woodeson), responsabile della rivista New Yorker, è eccitato di avere una stimata intellettuale a occuparsi di questo processo storico, ma il marito della Arendt, Heinrich Blücher (Axel Milberg), non condivide questo suo entusiasmo. Lui è preoccupato che questo incontro riporterà la sua amata Hannah a quelli che entrambi definiscono i “tempi oscuri”. La Arendt entra in questo infuocato tribunale di Gerusalemme aspettandosi di vedere un mostro, ma invece scopre una nullità. La sciatta mediocrità di quest’uomo non coincide con la profonda malvagità delle sue azioni, ma capisce rapidamente che questo contrasto è proprio l’enigma che bisogna risolvere. Ritornata a New York, iniziando a comunicare la sua interpretazione rivoluzionaria di Adolf Eichmann, la paura si impadronisce del suo migliore amico, Hans Jonas (Ulrich Noethen). Lui la mette in guardia, dicendole che il suo approccio filosofico genererà soltanto confusione. Ma la Arendt difende il suo punto di vista coraggioso e originale, convincendo Heinrich a sostenerla in questo percorso. Dopo due anni di pensieri intensi, ulteriori letture e dibattiti con la sua migliore amica americana, Mary McCarthy (Janet McTeer), il ricercatore e amico tedesco, Lotte Köhler (Julia Jentsch) e, ovviamente, un confronto costante con Heinrich, consegna finalmente il manoscritto. La pubblicazione dell’articolo sul New Yorker provoca immediatamente uno scandalo negli Stati Uniti e in Israele, per poi estendersi al resto del mondo.
HANNAH ARENDT fornisce uno sguardo sull’importanza profonda delle sue idee, ma è soprattutto la commovente possibilità di capire il cuore.
 
Per informazioni e contatti

339/3167253


Fonte: comunicato stampa

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