L’apicoltura del progetto casertano CARA Terra: case study per il terzo settore
Il profit ed il no profit: due mondi a confronto. Questo il tema affrontato nella III sessione del seminario “Quale terzo settore per quale cambiamento sociale al sud”, che si è svolta dal 30 gennaio al 1 febbraio presso il Grand Hotel di Salerno, organizzato da FQTS (Formazione Quadri Terzo Settore), la linea di intervento strategica della Fondazione con il Sud che vede come promotori il Forum del Terzo Settore, la Consulta del Volontariato, la Conferenza Permanente delle Associazioni, Federazioni e Reti di Volontariato e, infine, il Coordinamento Nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato.
Per l’occasione i vari laboratori formativi regionali di FQTS hanno presentato, alla presenza di Stefano Rodotà e di Carlo Borgomeo, il frutto di un anno intenso di lavori che si sono incentrati sul tema della “redistribuzione sussidiaria, cioè dell’apporto che i cittadini singoli ed associati” e le imprese (ndr) “possono offrire alla riduzione delle disuguaglianze”.
In questo contesto, certamente inusuale per il mondo apistico, è stato presentato il Progetto CARA Terra del CoNaProA. Il giornalista de “La Repubblica”, Eduardo Scotti, ha intervistato, davanti ad una folta platea di dirigenti ed operatori del mondo no profit, il Direttore del CoNaProA, Riccardo Terriaca, ponendo l’accento sul ruolo sociale che possono avere le api.
La rilevanza dell’evento sta nella considerazione che il CoNaProA ha potuto “raccontare” dal punto di vista apistico, il ruolo e l’importanza sociale, economica ed ambientale che le api, l’apicoltura e gli apicoltori hanno avuto, rappresentano oggi e possono sviluppare domani - a patto che si tocchino le giuste sensibilità – nella moderna società, ad un pubblico qualificato ma generalmente estraneo al mondo agricolo in generale ed apistico in particolare. Terriaca, in particolare, ha evidenziato come sia possibile, prendendo spunto dall’organizzazione sociale delle api, costruire un modello innovativo di welfare, dove “l’interesse generale per le problematiche sociali deve trasformarsi in impegno generale per le problematiche sociali, allentando la morsa che tiene rigidamente legato il mondo del no profit all’Ente pubblico che ancora oggi ne rappresenta l’unica fonte di approvvigionamento di risorse, condizione che crea non poche distorsioni che sono sotto gli occhi di tutti”. Lo stesso Terriaca ha evidenziato che la questione ambientale è una questione sociale, al pari di quelle più tradizionalmente legate al terzo settore (assistenza ai diversamenti abili, immigrazione, etc.), e come tale va trattata in tutte le sedi. Le api, in tal senso, possono offrire un contributo straordinario, sia attraverso il presidio del territorio (ricordando che tantissime aziende apistiche operano in ambiti considerati marginali, famosi solo per l’abbandono e, a volte, per i dissesti che li interessano, e sono le uniche e concrete roccaforti di garanzia per la conservazione degli equilibri ambientali) ma anche per il loro ruolo, oramai universalmente e scientificamente riconosciuto, di impareggiabili ed insostituibili sentinelle dell’ambiente. Specie indicatrice, bio indicatore vero, bio accumulatore, bio collettore, tutto ciò che ci serve per conoscere lo stato di salute del territorio, è possibile ricavarlo dalle api che, a differenza di uomini e macchinari, sono incorruttibili ed hanno un costo di gestione assolutamente contenuto rispetto ai sistemi di rilevazione tradizionali. Non va dimenticato, ad esempio, che la diffusa presenza di apicoltori sul territorio, rappresenta una rete di rilevamento già esistente, a costo di “installazione” pari a zero.
Tanto l’interesse suscitato, tanti i contatti avviati. Una collaborazione tra l’apicoltura produttiva ed il mondo del volontariato, dell’impresa civile, è sembrata possibile, utile, forse necessaria, per una società migliore, dove il profitto delle imprese non sarà più antitetico, ma potrà divenire, invece, complementare alla generazione di utile sociale.
Ancora una volta, dunque, il CoNaProA, con una visione lungimirante, precorre i tempi, e partecipa, in prima fila, ad un importante processo di cambiamento, contribuendo ad inserire le api, l’apicoltura e gli apicoltori come possibili attori dei nuovi scenari in cui si muoverà l’intera società di domani. Insomma parafrasando un detto di un famoso giornalista televisivo, anche grazie al CoNaProA, le api entrano nel progetto della società di domani, non più come turisti, ma come ospiti e forse, anche qualcosa in più.
Fonte: comunicato stampa
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