Il Museo delle Arti
Sanitarie, un viaggio tra arte e scienza attraverso grandi capolavori dell’arte
partenopea negli Incurabili
Il Direttore Rispoli:
“Eravamo eccellenze, ma ce ne siamo dimenticati: non si vuole lodare il tempo
passato, ma bisogna guardare al futuro, ritrovare l’orgoglio di essere
meridionali per riappropriarci della nostra forza”
“L’eccellenza della
sanità napoletana durante il Regno dei Borbone” è il titolo del service
promosso dal Rotary Club Antica e Nova ospitato presso l’Hotel dei Cavalieri di Caserta lunedì 15 febbraio. Una sala gremita
di appassionati per ascoltare l’illustre relatore, il professor Gennaro Rispoli, primario di Chirurgia Generale presso l’Ospedale
Ascalesi di Napoli, nonché Direttore del Museo delle Arti Sanitarie. Ha
introdotto il convegno la presidente del sodalizio Mariella Leonardi Uccella che ha ringraziato i numerosi
partecipanti, tra i quali oltre al direttivo e ai soci del sodalizio capuano,
l’assistente del Governatore Distrettuale Enzo
Megna e Giovanna Farina, past president
del Rotary Maddaloni e Valle di Suessola.
È seguito l’intervento di Luigi
Policola, medico ginecologo, profondo conoscitore della storia dei Borbone
e del Risorgimento che ha sottolineato l’importanza della città di Napoli, un
tempo grande eccellenza in tutti i campi poi, come ha sottolineato lo stesso Policola, non
si sa come e cosa sia successo che abbia fatto “sprofondare” la città di Napoli.
Il professor Gennaro Rispoli, dal canto
suo, ha preferito raccontare delle eccellenze della sanità napoletana facendo
scorrere alle sue spalle le meravigliose immagini del Museo delle Arti
Sanitarie, di cui è direttore, ospitato presso l’Ospedale di Santa Maria del
Popolo degli Incurabili di Napoli, il
nosocomio più antico del reame, che sorge sulla collina di Caponapoli, a pochi
passi da via Foria, nelle cui mura è nata la storia della Scuola Medica Napoletana
che ha lasciato tracce indelebili e testimonianze straordinarie. Un viaggio tra
arte e scienza attraverso grandi capolavori dell’arte napoletana: dalla
notissima Farmacia storica del barocco-rococò, rarissimo esempio di antica
spezieria ancora dotata dell’originario corredo di mobili in noce e vasi in
maiolica, al Museo delle Arti Sanitarie dedicato alla memoria della storia
della medicina napoletana, articolato in quattro sale espositive dedicate ai
luminari napoletani Domenico Cotugno,
Domenico Cirillo ed il medico
Santo Giuseppe Moscati, e nelle altre sezioni quali Odontoiatria, Sanità
Militare, Urologia e la Biblioteca storico – medica. Completano il Polo Museale
l’Orto dei Semplici con un bellissimo giardino con oltre cento piante
medicinali ed il Chiostro cinquecentesco di S. Maria delle Grazie. Un viaggio
tra arte e cultura che ha affascinato tutti i presenti invitati dallo stesso
relatore a visitare il Museo perché, a detta dello stesso Direttore del Museo,
ammirare questi capolavori di persona è un’altra cosa. “Il Polo Museale – ha ricordato il professor Rispoli - è frutto di un
lungo lavoro svolto in sordina da tanti soci fondatori e mostra un percorso che
rappresenta le vie e gli angoli della salute, è un momento per riflettere sul
nostro passato, per non dimenticare le illustri personalità partenopee e per
recuperare le nostre radici”.
Il chirurgo di chiara
fama ha spiegato come il Museo delle Arti Sanitarie, gestito dall’Associazione
culturale “Il faro di Ippocrate”, permetta di leggere la storia della città di
Napoli attraverso le sue malattie, le sue epidemie, i luoghi della sofferenza e
gli strumenti per curare. Attraverso la visita al Museo si entra in uno
spaccato della storia di Napoli fatta di beneficenza e carità per costruire
ospedali. Nel Museo sono presentati tutti i primati di Napoli: la prima scuola
per ostetricia sorse a Napoli (la regina di Napoli e quella di Francia avevano
la stessa ostetrica); le prime anestesie
nel continente sono state fatte all’Ascalesi; da qui è partita la campagna
contro il vaiolo; qui inoltre si è parlato per la prima volta di prevenzione
odontoiatrica. Nel Museo sono raccolti ferri antichi, stampe anatomiche e
strumenti medici d’epoca come trapani,
siringhe e bisturi; sono raccontate
anche tante storie e tanti aneddoti dei medici che esercitavano l’arte di
guarire tra queste antiche mura: c’è una sala interamente dedicata a Giuseppe
Moscati, attivo 24 ore su 24, che toccava centinaia di corpi e aveva un modo
originale di interfacciarsi con i pazienti; Domenico Cirillo era invece il medico
di Maria Carolina e di Maria Teresa d’Austria; anche i “pastori” presenti nel Museo sono
mostrati con patologie evidenti: c’è quello con il gozzo, quello con tumori,
con il labbro leporino: si studia medicina anche attraverso l’arte dei pastori.
Ha infine raccontato di aver ritrovato doppi certificati di laurea dei dottori
napoletani a dimostrazione che i poveri medici che vivevano nel periodo del
brigantaggio dovevano rifare l’esame di laurea in medicina solo perché sul
certificato dovevano esserci nomi diversi a seconda del re che regnava.
Tanti i presenti al
convegno Rotary tra cui rappresentanti di varie associazioni come l’Inner Wheel
di Capua, il dottor Ferrara della Fondazione,
il generale Giovanni Punzo, Vincenzo Coronato, membro del Collegio
dei probiviri dell’Unione degli Industriali di Caserta, l’ex primo cittadino
casertano Nicodemo Petteruti, Francesco Canestrini, soprintendente
alle belle arti e al paesaggio della Basilicata, Raffaele
Pettrone e Marica Fratta, rispettivamente past president e incoming
president del Rotary Club Maddaloni Valle di Suessola.
Al termine
dell’affascinante viaggio tra arte e scienza negli Incurabili di Napoli il
professor Rispoli ha annunciato l’apertura a breve di una sezione dedicata alla
medicina omeopatica ed ha sottolineato come oggi purtroppo si ami presentare
solo i lati peggiori di Napoli e non le tante eccellenze che ci sono state e ci
sono ancora. “Abbiamo avuto una classe
intellettuale molto efficace, ma non la sappiamo comunicare; eravamo eccellenze, ma ce ne siamo
dimenticati - ha concluso il relatore - ben vengano allora convegni o service come
questo per divulgare le verità storiche: non si vuole lodare il tempo passato,
ma bisogna guardare al futuro, ritrovare l’orgoglio di essere meridionali per
riappropriarci della nostra forza”. In
conclusione anche il socio onorario del Rotary Club Capua Antica e Nova Salvatore Striano si è complimentato
per l’ottimo service mentre il past president Carlo Iacone, plaudendo al relatore, ha sottolineato la nostra
meridionalità eccezionale di cui mai si parla e la volontà di fare di tutto per
recuperarla. “Dobbiamo risvegliare le
nostre coscienze – ha detto - e il
nostro orgoglio di essere napoletani”.
Fonte: comunicato stampa
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