Il testo del maxiemendamento sulle unioni civili omosessuali su cui il governo ha
posto la fiducia appare del tutto insoddisfacente. Rispetto al testo originario del ddl
Cirinnà, l’unica modifica di rilievo riguarda l’adozione del figlio del partner, che resta
tuttavia affidata alla discrezionalità dei giudici, con l’aggravante di riproporla e forse
allargarne le maglie in un nuovo provvedimento specifico sull’adozione. Mentre il
depennamento dell’obbligo di fedeltà appare risibile, l’esplicito richiamo agli articoli 2 e 3
della Costituzione, dopo che quello all’art. 29 era già caduto, rischia di costituzionalizzare
l’istituto dell’unione civile. Per il resto permane la totale equiparazione giuridica e financo
terminologica tra matrimonio e unioni omosessuali con il puntiglioso richiamo a tutte le
norme del codice civile che riguardano la famiglia e alla vita “familiare” della coppia
omosessuale. Le sovrapposizioni riguardano il rito con i testimoni, la lettura degli stessi
articoli del codice civile, il cognome unico, il comune indirizzo familiare, la presunzione di
comunione dei beni, la quota di legittima nell'eredità, la pensione di reversibilità negata
peraltro alle stabili convivenze eterosessuali con figli, le cause di impedimento.
La confusione tra famiglia costituzionale e nuovo istituto delle unioni civili si
esporrà inevitabilmente a futuri interventi delle corti di giustizia nazionali e
internazionali, sulla base di un principio di non discriminazione. Occorrerà anche vigilare
sui decreti attuativi oggetto della delega al governo, con particolare riferimento
all’armonizzazione con le direttive europee.
Auspichiamo che tutti i senatori, non solo cattolici, vogliano riflettere su queste
considerazioni nel momento in cui dovranno esprimere il loro voto, rivendicando il
primato della coscienza che la costituzione garantisce per l’esercizio del mandato
parlamentare; una coscienza doverosamente ‘ben formata’, che non può essere fondata sul
ciò che mi pare o mi conviene.
Auspichiamo anche che la nuova sfida delle unioni civili porti la politica a farsi
carico con urgenza delle condizioni di vita delle famiglie che, tra difficoltà sempre
maggiori, contribuiscono a garantire all’Italia la generazione e l’educazione dei nuovi
cittadini e a mantenere la solidarietà tra le generazioni.
Gian Luigi Gigli, Presidente del Movimento per la Vita Italiano
Gianluigi De Palo, Presidente del Forum delle Famiglie
Paola Ricci Sindoni, Presidente dell’Associazione ‘Scienza e Vita’
Aldo Bove, Presidente del Forum Sanità
Roma, 25 febbraio 2016
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