DOMANI, MARTEDì 20 GIUGNO
AL VIA LA 12a EDIZIONE DEL
“Capua il luogo della lingua festival”
CON UNA NOVITà: IL PREMIO “pLACITO CAPUANO”
Alle ore 19 nella Chiesa di San Salvatore a Corte di Capua
il premio “Placito Capuano” sarà consegnato allo scrittore
MAURIZIO DE GIOVANNI
Prenderà il via domani, martedì 20 giugno alle 19, la dodicesima edizione del festival, promosso dall’Associazione Architempo, che celebra i linguaggi nella città del Placito Capuano, documento datato 960 e riconosciuto dagli storici come il primo documento scritto in volgare e considerato “l’atto di nascita dell’italiano”.
La novità di questa edizione è il Premio Placito Capuano, che ogni anno individuerà uno scrittore che, attraverso il suo lavoro in vari modi e con vari linguaggi e declinazioni, avrà dato un contributo significativo alla diffusione della lettura in Italia.
Al suo esordio il premio, realizzato dall'artista Roberto Branco, sarà consegnato allo scrittore MAURIZIO DE GIOVANNI martedì prossimo alle ore 19 nella Chiesa di San Salvatore a Corte di Capua. Condurrà l’incontro la giornalista Mariamichela Formisano.
Dopo il grande successo televisivo della serie tratta dai Bastardi di Pizzofalcone, Maurizio De Giovanni oggi svetta ai primi posti della classifica dei bestseller con il primo volume della nuova serie dei Guardiani, che segna una notevole virata dal poliziesco al thriller storico-fantastico. E sempre in libreria freme l’attesa per il nuovo episodio della serie a cui De Giovanni deve il suo successo: quella del Commissario Ricciardi.
“A giugno, dal 2005 ad oggi - spiega Giuseppe Bellone, direttore artistico del festival - cultura, letteratura, teatro, cinema, musica e gastronomia si fondono a Capua per dare vita ad un unico grande spettacolo dal vivo, espressione di una poliedricità che appartiene al linguaggio, anzi ai linguaggi, che non poteva non essere celebrata nella città simbolo del patrimonio che prima di ogni altro ci rappresenta, ossia la lingua italiana. Da tre anni come anteprima al festival, il Touring Club “Aperti per voi” cura “La rievocazione del Placito Capuano” coinvolgendo scuole di ogni ordine e grado ed eminenti studiosi a confrontarsi sul tema. Ma quest’anno si è fatto di più: lo scorso 27 maggio, infatti, alla presenza del professore Francesco Sabatini, linguista, filologo e lessicografo italiano, attualmente Presidente Onorario dell'Accademia della Crusca, è stato inaugurato il cippo commemorativo del Placito Capuano, fortemente voluto dal Touring Club “Aperti per voi” di Capua. Il cippo commemorativo è stato generosamente progettato e realizzato dallo studio di architettura “Branco – Rossetti” e dall'impresa “Vincenzo Modugno costruzioni restauri”, riutilizzando una pietra millenaria ritrovata in loco”.
Dopo l'importante consacrazione di Capua “Città della Lingua italiana”, quindi, l'organizzazione del festival ha ritenuto opportuno istituire il Premio Placito Capuano che, da quest’anno, aprirà Il Luogo della Lingua festival.
Il “Placito Capuano”.
Il “Placito Capuano” è unanimemente riconosciuto dagli storici come il primo documento scritto del volgare italiano, considerato “l’atto di nascita dell’italiano”.
Siamo nell’anno 960, a Capua, la città più importante del territorio di Terra di Lavoro e capitale del Principato longobardo, erede dell’antica Capua rasa al suolo dagli invasori saraceni e ricostruita ex novo sulla riva del fiume Volturno nella località che i romani chiamavano Casilinum.
Il Placito era il documento emesso da un giudice che dava un parere su una disputa, l’oggetto del documento è la sentenza con la quale il giudice di Capua dell’epoca, Arechisi, riconosce all’abbazia di Montecassino il diritto di proprietà su alcune terre occupate dal proprietario terriero Rodelgrimo.
Questa è la formula in volgare italiano recitata dal “placito”: “Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte Sancti Benedicti“, ovvero “So che quelle terre, entro quei confini di cui si parla, li ha posseduti per trent’anni l’abbazia di San Benedetto”.
La sentenza è importante perché dalla stessa emerge la chiara intenzione di farsi capire anche da chi non conosceva il latino, idioma con il quale venivano formulate tutte le sentenze giuridiche. Il Placito è quindi il primo documento depositato in lingua volgare che per la prima volta possiede la necessaria dignità per apparire in un documento e rappresenta la prima applicazione del volgare italiano in un atto scritto.
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