Jafar Panahi è un caso più unico che raro nel cinema contemporaneo: condannato dal regime iraniano a non fare film, ne ha già diretti clandestinamente tre, ed è riuscito a farli arrivare ai festival e mandarli in giro nel mondo. Le costrizioni hanno aguzzato il suo ingegno, e il cinema è diventato – come dovrebbe essere, se non sempre, almeno quasi – uno strumento di conoscenza e di lotta: l’arte è anche questo.
(Goffredo Fofi, L'Internazionale)
LA TRAMA
Un taxi attraversa le strade di Teheran in un giorno qualsiasi. Passeggeri di diversa estrazione sociale salgono e scendono dalla vettura. Alla guida non c'è un conducente qualsiasi ma Jafar Panahi stesso impegnato a girare un altro film 'proibito'. I passeggeri che salgono sul taxi esprimono posizioni differenti nei confronti della società in cui vivono. Si va da chi vorrebbe applicare pene capitali 'esemplari' a chi invece difende giovani donne 'colpevoli' di essersi fatte trovare non dentro ma solo nei pressi di uno stadio (il cui accesso è consentito unicamente agli uomini). Ma ci sono anche anziane signore con pesci rossi al seguito o bambine intellettualmente vivaci. Ad un certo punto l'auto carica un ferito accompagnato dalla giovane moglie. L'uomo, sentendosi vicino alla morte, vuole fare testamento per impedire che alla consorte venga sottratta la casa in cui vivono.
IL TRAILER
Nessun commento:
Posta un commento