Nel 2012 la Germania non si presentava più solo quale attore economico affidabile, non più solo come membro leader della Ue, ma sembrava muoversi autonomamente nello scacchiere internazionale e nelle aree di crisi, promuovendosi anche quale partner culturale. Era questa una novità interessante, che apriva spazi di analisi e nuove domande sul percorso che la Germania aveva vissuto: da stato totalitario a paese vinto, da paese membro della comunità europea e atlantica a paese nuovamente unito, ora espressione di un modello culturale condivisibile a livello globale. Ancor più sorprendente era il fatto che se la Germania era cambiata, lo era anche l'Europa, e non solo a causa della crisi economica. Molto avevano giocato gli allargamenti a Est e, non in ultimo, le difficoltà incontrate dall'Europa comunitaria nell'assumere un chiaro ruolo internazionale. In definitiva, era mutato il rapporto di controllato/controllore in favore di un nuovo concetto di "necessità" di Germania. Si poneva, a partire da quel momento, il tema spinoso, ma anche affascinante, di una Germania necessaria e nuova leading power.
Beatrice Benocci, giornalista, è dottore di ricerca in Storia delle relazioni internazionali. Collabora con le Cattedre di Storia contemporanea e Sociologia dell'Europa ed è membro del Centro Studi Europei, del Centro di Ricerca sul conflitto in Età Contemporanea e dell'Osservatorio Memoria e Legalità dell'Università di Salerno. Tra i suoi saggi si ricordano: La grande illusione. La questione tedesca dal 1953 al 1963 (1998); Due presidenti e un'occasione mancata. Kennedy, Kruscev e la fine della guerra fredda (2010). Tra i contributi in opere collettanee: La questione tedesca e il ruolo delle chiese in Luigi Rossi, a cura di, Un particolare universalismo. La diplomazia vaticana fra totalitarismi e guerra fredda, 2016; Risorgimento e Mezzogiorno nella stampa tedesca. Caso di Studio: Neue preussische Zeitung in G. Paolini, a cura di, La prima emergenza dell'Italia unita. Brigantaggio e questione meridionale nel dibattito interno e internazionale nell'età della Destra storica, 2014; Willy Brandt riparte dall'America Latina in Luigi Rossi, a cura di, Transizioni, 2013;Stati Uniti e Unione Sovietica a confronto sulla questione tedesca in Luigi Rossi, a cura di, Le Relazioni Internazionali, alcuni casi di studio, 2006.
Raffaele D’Agata ha insegnato Storia contemporanea all’Università di Sassari e scritto saggi e monografie sulla storia internazionale del Novecento.
Alexander Höbel, studioso di storia del movimento operaio e comunista, collabora con l’Università di Napoli Federico II e con la Fondazione Gramsci.
Vincenzo Grienti, giornalista professionista ed esperto in comunicazioni sociali e cultura digitale, lavora a Tv2000. Gia' consulente per RaiUno, collabora con la pagina culturale di “Avvenire”. E' autore di numerosi libri e saggi storici.
Informazioni: b-stmo.info@beniculturali.it | www.bsmc.it
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