Coronavirus
- Parole che si dicono
In questi giorni
di incredulità, di smarrimento, legati al velocissimo dilagare della pandemia
che sta funestando l’anno 2020, ci sono parole mai udite prima, che in breve
tempo ci stanno diventando familiari:
·
Covid-19: i medici sanno bene cosa significa,
mentre per i non addetti ai lavori la parola è priva di significato
scientifico, ma carica di presagi cattivi, di sofferenza. Di ingiustizia;
·
Smart-working: lavorare da casa, fino ad un mese fa,
specie nella Pubblica Amministrazione, sembrava un’utopia, mentre adesso è
diventata la regola; in questo modo, almeno i cieli del post- coronavirus
saranno più tersi e l’aria meno inquinata, senza tante automobili per strada a
percorrere chilometri inutili;
·
Video
chiamata: la parola
era nota, in compenso la modalità di comunicazione era quasi naufragata, ma la
pandemia l’ha riportata in auge: personalmente, preferisco la semplice chiamata
senza video, meno invasiva; durante una comunicazione a distanza, trovo
superfluo guardarsi;
·
D.P.I.: acronimo di “dispositivi di protezione individuali”, le
dolenti note che stanno accompagnando questi momenti difficili, “eroi per caso”
che rischiano quotidianamente la pelle per carenza o assenza completa di detti
dispositivi. In questo caso non ci sono scusanti: le Istituzioni DEVONO agire
prontamente per dotare gli addetti ai lavori di tutto quanto è necessario per
la protezione individuale, le responsabilità ed inadempienze dovranno essere
scoperte e punite, non si può giocare con la pelle delle persone, nessuno pensi
di farla franca!
·
Quarantena: è quella a cui, chi più chi meno, siamo
sottoposti quasi tutti noi; difatti, nessuno può uscire a suo piacimento, e chi
è costretto a farlo ne farebbe volentieri a meno! Sinceramente, tra spesa e
farmacia, ogni tanto esco, ma non mi piace ciò che vedo per strada: giovani
Carabinieri che fanno il loro lavoro con sguardi, al di sopra della mascherina,
smarriti e spaventati; auto che sfrecciano in città ad oltre 100 km all’ora;
ancora auto che non rispettano i divieti d’accesso; gruppi strafottenti di
persone che osservano i rari passanti con sguardi ironici e sbeffeggianti; cani
con le bocche fumanti che guaiscono, latrati lancinanti che fendono l’aria e
graffiano l’anima. Non è uno spettacolo bello, per strada, proprio no.
Sono le parole
che si dicono, che rimbalzano in queste giornate lunghe da passare, che in
futuro ci faranno ricordare i morti che abbiamo pianto, i malati che abbiamo
assistito, la paura che abbiamo provato, la distinzione che abbiamo imparato a
fare tra le cose importanti e quelle inutili.
Riguardo il mio
impegno di Segretario Generale della Uil Fpl di Caserta, insieme ai tanti
Dirigenti Sindacali coi quali stiamo facendo squadra, abbiamo imparato in
fretta e ci siamo adeguati alle nuove esigenze, ai bisogni nuovi: consulenza e
vicinanza ai lavoratori in questo difficile momento, muso duro con chi ha
responsabilità e non ce la mette tutta per tutelare la salute e la vita degli
operatori addetti ai lavori, con inevitabili rischi per la salute degli utenti
e dei rispettivi familiari.
In attesa del
tempo che verrà, post coronavirus, che sarà sicuramente migliore di questo.
Domenico Vitale,
segretario generale Uil-Fpl Caserta
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