sabato 18 gennaio 2014

Operai al lavoro all’ex Pozzi: grande è la confusione sotto il cielo caleno!

 Dietro la calma apparente che sta attraversando gli ultimi mesi, sta venendo alla luce, passo dopo passo, il reale grado di attacco che l’Agro Caleno ha subìto e sta subendo in termini di devastazione ambientale e di speculazione.
Da mesi e dal basso, come  Comitato per l’Agro Caleno: No centrale a biomasse, abbiamo avviato un’inchiesta documentata con video e foto che dimostrano la presenza di amianto, rifiuti speciali, liquami e materiali inquinanti nell’area ex Pozzi, e che ha alimentato da più parti alzate di voci per chiedere interventi di contrasto alla costruzione della Centrale a Biomasse targata “Iavazzi Ambiente”.
L’intenzione delle comunità di vederci chiaro ha quindi messo in evidenza attraverso le inchieste, i presidi e le manifestazioni, il reale stato di devastazione ambientale in cui versa l’area industriale della Ex-Pozzi, riuscendo a far emergere non solo il degrado, ma anche la consapevolezza che quel sito ad oggi risulta essere terra di nessuno, grazie alla cortina di fumo che ha permesso alle istituzioni di fingere di non vedere lo stato delle cose (saranno forse i fumo della vicina Centrale Termoelettrica?).
Tutto è dimostrato da quanto accaduto nel mese di Dicembre, cioè quando è stato richiesto alla Polizia locale di Calvi Risorta di effettuare un sopralluogo sul sito di proprietà degli Iavazzi. I vigili urbani, comunicando di aver effettuato un sopralluogo dell’area, hanno fatto sapere che non sono stati rilevati materiali inquinanti. Da ciò due sono gli scenari che appaiono chiari: la folta documentazione allegata alla richiesta è stata totalmente ignorata; inoltre, ancora più allarmante, i materiali inquinanti documentati da foto e video sono stati rimossi dall’area con modalità oscure.  
Come comunità dell’Agro Caleno intendiamo vederci chiaro in tutta questa vicenda, mantenendo alta l’attenzione e la tensione, perché oltre ai paraocchi con cui si finge di non vedere lo scempio, il rischio imminente è proprio legato ai lavori che si stanno svolgendo sul sito.
Infatti, da alcuni giorni operai in tute bianche con mascherina e protezioni, stanno lavorando sul sito per rimuovere l’amianto che è presente massicciamente nell’area.Pretendiamo quindi di sapere cosa sta accadendo, chi sono gli operai che stanno rimuovendo rifiuti speciali, con quale autorizzazione stanno lavorando e, soprattutto, cosa stanno togliendo, dove andrà e perché stanno eseguendo questi lavori.
A tutto questo, si aggiunge anche la cecità che vede colpite le amministrazioni locali  di Sparanise, Pastorano e Calvi Risorta, che continuano a rinnovare l’affidamento per lo smaltimento dei rifiuti organici alla ditta “Impresud Srl”, di proprietà di Iavazzi. Un gesto che dimostra l’intenzione da parte di queste amministrazioni di non voler allontanare Iavazzi dal nostro territorio e quindi di non voler mettere un freno all’avanzata del gruppo imprenditoriale marcianisano sul territorio caleno.
A tal proposito, come già sottolineato precedentemente, continueremo a chiedere il diniego di assegnazione d’appalto alla ditta Iavazzi Ambiente Spa, oppure a società riconducibili al suo gruppo aziendale, in riferimento alla legge regionale sul riordino del servizio di gestione dei rifiuti, che vede l’ attivazione di un ATO provinciale e vari STO su base locale.
Su questo, saremo irremovibili!
Non saranno certo poche tute bianche ad intimorirci. Il lavoro di inchiesta e di denuncia continuerà frenetico e a tappeto, ma soprattutto la nostra opposizione sarà ferma nel mandare via dal territorio Iavazzi e nel contrastare chi vuole speculare sui nostri territori.
Seppur grande sembri essere la confusione sul territorio caleno, le nostre idee sono chiare e abbiamo la certezza che solo le Comunità difendono le comunità, quindi senza il bisogno di militarizzare il territorio, come invece vorrebbe il decreto fuochi.
Dal nostro canto, non abbasseremo la guardia  per non vedere le nostre vite affossate dalle mire speculatrici di imprenditoria troppo spesso collusa e di istituzioni sorde alla richiesta di intervento della cittadinanza, come sta accadendo anche nel caso della cava Fabbressa (su cui a breve sveleremo importanti novità) sempre sul territorio di Calvi Risorta.

Fonte: comunicato stampa
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