La
Sanità in Campania è molto malata e i partiti che l’hanno gestita tacciono le
proprie responsabilità anche in queste elezioni riproponendosi di continuare gli stessi misfatti. Le
vittime non sono solo i malati ma anche tutto il personale sanitario costretto
a lavorare in condizioni precarie, con attrezzature vecchie e inadeguate, in un
sistema sanità organizzato da politicanti cinici e incompetenti. Soprattutto è intollerabile assistere alla sordità e
cecità dei politicanti regionali di fronte ai dati conclamati
dell’inquinamento ambientale sistemico in Campania forniti da molti anni da
Arpac e Istituto Sup. di Sanità e alle letali conseguenze sulla salute.
Eppure le
soluzioni ci sarebbero!
1.
La più semplice sarebbe la prevenzione,
risparmiare denaro e risparmiare sofferenze, ma è una scelta troppo economica
per gli affaristi della malattia. Poi partire dai bisogni del territorio e
dalle conseguenze del disastro ambientale per arrivare alla efficacia
terapeutica, cioè la salute del cittadino, e di conseguenza alla efficienza
ossia la spesa adeguata alla prestazione e non il semplice risparmio fine a se
stesso. TUTTO QUESTO IN CAMPANIA E’
NEGATO!
2.
E’ noto che in sanità è in continuo aumento la conoscenza, l’uso delle
tecnologie e la specializzazione con ovvia suddivisione delle competenze
accanto alla riconosciuta necessità di una umanizzazione dei rapporti che
favorisca le relazioni fra operatori sanitari e pazienti compresi i loro
congiunti. Ne consegue sul piano logico che è opportuno accentrare le grandi competenze (interventi di alto impatto
sanitario, strumentazione diagnostica di livello superiore) e decentrare le piccole (interventi
ambulatoriali, diagnostica di primo livello) tenendo conto delle esigenze del
territorio (epidemiologia ossia tipologia anagrafica dei pazienti, geografia
del territorio, registri di malattie), delle risorse economiche e dei livelli
essenziali di assistenza stabiliti in Italia. TUTTO QUESTO IN CAMPANIA E’ NEGATO!
3.
Spetterebbe alla ASL sia la prevenzione sia l’assistenza domiciliare integrata e l’organizzazione dei servizi territoriali (medici di
famiglia, specialisti ambulatoriali, esami diagnostici di primo livello,
interventi a medio-basso impatto). L’AZIENDA OSPEDALIERA DI RILIEVO NAZIONALE
invece è chiamata sia alla emergenza-urgenza sia alla soluzione di malattie ad
alto impegno (per es. interventi per patologie tumorali o fortemente
invalidanti per le quali il primo criterio di efficacia è la numerosità dei
casi che assicura la dovuta esperienza degli operatori e di tutto il sistema). TUTTO QUESTO IN PROVINCIA DI CASERTA E’
NEGATO!
Quale è la situazione della Campania e
della nostra provincia e del nostro Ospedale di Caserta?
Personale
medico sotto organico e mal distribuito, infermieri privati del necessario
aggiornamento, personale ausiliario in prevalenza precario e mal pagato,
tecnologia spesso vetusta o mancante del tutto come la Risonanza Magnetica
nell’Ospedale di Caserta, posti letto insufficienti sia per acuti sia per
lungo-degenze, assistenza domiciliare quasi assente, centri unici di
prenotazione non collegati fra loro, percorsi diagnostico-terapeutici quasi
assenti, registri inesistenti, nessun collegamento operativo fra strutture
ospedaliere e ASL.
Cosa dovrebbe
fare la politica regionale se fosse moralmente e culturalmente preparata?
·
Programmare un piano di prevenzione per le
patologie di maggiore incidenza
·
Organizzare politiche sanitarie adeguate alla catastrofe ambientale della
Campania
·
Tavoli
permanenti di lavoro fra ASL e AORN per singoli percorsi
·
Revisione periodica e pubblica delle
prestazioni sanitarie e audit
continuo del sistema
·
Trasformazione di strutture inadeguate e con
posti letto in ambulatori o service
·
Trasferimento di
personale laddove necessario in attesa di nuove assunzioni
·
Ridurre i ricoveri ordinari a favore di day hospital, day service e prestazioni
territoriali con una ovvia riduzione delle spese
·
Promuovere concretamente l’assistenza
domiciliare
Fonte: comunicato stampa Sergio Tanzarella
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