martedì 27 ottobre 2015

Inaugurata Sala Operatoria Ibrida alla “San Michele” di Maddaloni (CE): è fra le pochissime in Italia

Casa di Cura "San Michele" Maddaloni (CE)
Struttura Ospedaliera
Accreditata con il Servizio Sanitario Nazionale


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LA CLINICA DI MADDALONI PUNTA ANCORA
SULL’INNOVAZIONE E SULLA SICUREZZA DEL PAZIENTE

La sala operatoria ibrida
nasce alla “San Michele”

È fra le pochissime in Italia


La sala operatoria ibrida - fra le pochissime presenti in Italia e la prima dell’Italia Meridionale con tecnologia Siemens - è stata installata presso la Casa di cura “San Michele” di Maddaloni (Caserta). Si tratta di una sala operatoria multifunzionale destinata a interventi cardiovascolari d’avanguardia. È dotata di una macchina cuore-polmone, di un respiratore automatico, di apparecchiature radiologiche di elevata tecnologia: il cardiochirurgo, il cardiologo interventista, il chirurgo vascolare, l’elettrofisiologo, l’anestesista e il radiologo lavorano insieme, garantendo al paziente la maggiore sicurezza possibile.
Con l’apertura di una sala ibrida tra le più moderne in Europa, la “San Michele” continua a mantenere elevati standard assistenziali. In occasione dell’inaugurazionelunedì 26 ottobre, nella sala convegni della Clinica è stato organizzato un incontro dal titolo “La Sanità in Campania oggi”, conclusosi con il taglio del nastro da parte del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca e la benedizione di rito da parte di S.E. Monsignor Giovanni D’Alise.
Dopo i saluti di Crescenzo Barletta, presidente CdA della “San Michele” e del Vicesindaco di Maddaloni, ha avuto inizio il convegno - coordinato dal direttore sanitario della Clinica Lucio Delli Veneri - “Fuori dalle emergenze, oltre il piano di rientro”, con il CommissarioASL Caserta Gaetano Danzi, il Presidente V Commissione Sanità Regione Campania Raffaele Topo, e il Consigliere del Governatore per la Sanità Enrico Coscioni. A Vincenzo De Luca le conclusioni e il taglio del nastro, preceduto dall’inaugurazione ufficiale della sala ibrida da parte del consigliere della “San Michele” Lidia Barletta, dell’ingegnere clinico Stefano Decimo, dell’architetto Vincenzo Rescigno e del coordinatore dell’UO di Cardiochirurgia Antonio De Bellis, intervenuti sul tema “Casa di cura San Michele, esperienza e innovazione: un binomio di successo”. A conclusione, brindisi inaugurale presso la buvette della Casa di Cura.
Nel suo discorso, il Governatore della Campania ha fatto una disamina della situazione sanitaria campana, che ha carenze e criticità da risolvere. De Luca ha affrontato i rapporti fra strutture pubbliche e private, evidenziando quanto queste ultime siano fondamentali per i cittadini campani, soprattutto quando puntano all’innovazione. Per questo motivo a breve ci si orienterà verso un consolidamento tra entrambe le strutture; d’altronde le private accreditate con il SSN sono sostanzialmente delle strutture pubbliche e, quando sono eccellenti, permettono di ridurre l’emigrazione sanitaria locale verso altre regioni.

Stralci da alcuni INTERVENTI

Crescenzo Barletta (presidente CdA Casa di cura “San Michele” di Maddaloni (CE)
La sala ibrida non è solo un luogo ad altissimo contenuto tecnologico, ma rappresenta e realizza un modello relazionale che mette insieme e coordina diverse professionalità e competenze, ma soprattutto persone che lavorano fianco a fianco per un obiettivo comune. In questo schema operativo, l’organizzazione verticale lascia il campo a quella orizzontale, si abbattono le barriere della supponenza del ruolo apicale, si superano logori schemi del passato, lasciando che i saperi si fondano e si confrontino. E soprattutto si trasmettano. Realizzare e mantenere questo nuovo modello relazionale, in un contesto di una tecnologia d’avanguardia, a me è sembrata una vera e propria rivoluzione. Di certo, rappresenta un piccolo contributo, un piccolo tassello che questa Casa di Cura ha inteso portare per migliorare la realtà sanitaria nella nostra Regione, talvolta incompresa e tal altra ingiustamente denigrata.

Lidia Barletta (consigliere Casa di cura “San Michele” di Maddaloni (CE)
La Casa di Cura S. Michele non è nata come un progetto imprenditoriale, costruito a tavolino, nel settore della sanità. Essa viene concepita e realizzata come risposta ad una esigenza sociale. Mio nonno Giuseppe, ginecologo negli anni 50, si fece carico della sofferenza e del disagio per l’alta mortalità infantile perinatale determinata in quegli anni dal parto in casa, per cui ottenuta la disponibilità di un villino decise di impiantarvi una clinica. Questo primo nucleo di 35 posti letto si è poi via via ampliato fino agli attuali 150 p.l. Alla iniziale connotazione ginecologica proseguita poi da mio zio Vincenzo, si è affiancata quella ortopedica, portata avanti dal mio papà Crescenzo, e quella chirurgica. Con la convenzione del 1996 per l’Alta specialità del cuore e dei vasi, la Casa di Cura ha dismesso, per così dire, una connotazione localistica, per rivestire un ruolo di eccellenza nella sanità regionale e non solo regionale. La sala ibrida costituisce l’ultimo tassello di una visione lungimirante che ci pone a livello ed in competizione con le poche strutture in Italia che praticano metodiche d’avanguardia.

SCHEDA

Descrizione
È una sala operatoria integrata, dalle caratteristiche tecnologiche molto avanzatein cui si opera sul cuore, utilizzando strumenti diagnostici e terapeutici innovativi. Oltre alle strumentazioni di una camera operatoria tradizionale per interventi di Cardiochirurgia e Chirurgia Vascolare di elevata complessità, è dotata di apparecchiature radiologiche di elevata tecnologia. L’operatività della sala si basa quindi su un’attività necessariamente multidisciplinare, affidata a cardiochirurghi, cardiologi, chirurghi vascolari e radiologi.
Vantaggi
L’apparecchiatura radiologica installata nella struttura ibrida guida il medico nelle procedure interventistiche, permettendogli di effettuare procedure denominate “mini-invasive”; in questo modo non vi è necessità per il chirurgo di intervenire in modo invasivo sul torace o sull’addome, offrendo inoltre la possibilità di convertire facilmente interventi mini-invasivi, che si dovessero complicare, in interventi chirurgici all’interno dello stesso ambiente operatorio senza la necessità di spostamenti in sala operatoria. In questo modo si garantisce al paziente la maggiore sicurezza possibile.
Sistema
L’apparecchiatura radiologica impiegata nella sala operatoria ibrida della Clinica San Michele, denominata Artis zee ceiling di produzione Siemens, rappresenta il top dello sviluppo tecnologico in questo campo. Per garantire la più ampia flessibilità e precisione, è posizionata a soffitto e, grazie a dei binari, può scorrere lungo l’asse longitudinale del paziente per coprire qualsiasi distretto corporeo. È inoltre possibile utilizzare la sala per interventi chirurgici in quanto l’apparecchiatura stessa è abbinata ad un tavolo angiografico con funzionalità operatorie.
Il sistema installato è in grado di rispondere a tutte le esigenze di una moderna sala operatoria, in termini di massima flessibilità e precisione, con una elevata qualità di immagine ottenuta con il minimo di radiazioni erogate al paziente.
Impiego
Il progetto della sala ibrida è stato concepito per rispondere al meglio alle esigenze specifiche presenti in sala operatoria e permette l’implementazione di tecniche interventistiche in modalità mininvasiva, garantendo un approccio multispecialistico ed in un'unica seduta. La mininvasività associata ad interventi complessi è un beneficio importante per il paziente che potrebbe tornare alla vita di tutti i giorni in meno tempo rispetto agli approcci tradizionali definiti a “a cuore aperto”.
Dove in Italia
Fatta eccezione per la sala ibrida cardiovascolare del Policlinico Agostino Gemelli di Roma, l'unica nel centro Italia (inaugurata appena un anno fa), le restanti sale multifunzionali sono nel Nord del Paese – come risulta da wikipedia - e precisamente presso il Centro cardiologico Monzino, l’Ospedale Maggiore e l'Ospedale "San Carlo Borromeo" di Milano, l'Ospedale Mauriziano Umberto I di Torino, l'Azienda Sanitaria Ospedaliera "Santa Croce e Carle" di Cuneo, il Maria Cecilia Hospital di Cotignola (RA) e l'Ospedale San Martino di Genova.

Ne esistono pochissime altre ma non sono propriamente sale operatorie ibride, oppure dopo l’inaugurazione non sono andate a regime.

Fonte: comunicato stampa


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