martedì 30 maggio 2017

LA NOTIZIA DEL GIORNO

LA NOTIZIA DEL GIORNO

Manovrina: dai "rimborsi Iva veloci" ai nuovi voucher, le novità

Aumentano chance per legge elettorale basata sul modello tedesco. Come funziona. Il ministro degli Esteri frena sul voto anticipato: “Impazienza Pd costerà miliardi all’Italia”. Trentuno senatori dem: “Urne salto nel buio”. Ok a emendamenti per la manovra-bis: il testo ora passa in Aula a Montecitorio. Roma: Raggi testimone per la difesa al processo Marra

Le urne in Italia potrebbero essere più vicine. E la settimana decisiva per decidere le regole del voto entra nel vivo. Ieri il Pd aveva incontrato il M5s, e sul testo della legge elettorale sembra esserci un'intesa sul modello proporzionale alla tedesca. Non sono mancate le critiche da parte di chi teme il voto anticipato. A partire da Angelino Alfano, che attacca il Partito Democratico: “In questo momento così delicato non si vota per la legge elettorale, ma si vota lo scioglimento delle Camere e io non capisco l'impazienza del Pd di portare l'Italia al voto tre o quattro mesi prima in piena legge di stabilità”.
L'attacco di Alfano
L’ipotesi che emerge è che si voti in autunno. Renzi propone il 24 settembre, Grillo ha parlato del 10 settembre, in modo che i parlamentari non possano “arrivare al giorno della loro pensione da privilegiati che scatta il 15 settembre”, come ha scritto sul suo blog in riferimento ai vitalizi.   Sull’opzione modello tedesco e voto in autunno sembrano ormai convergere Pd, Forza Italia e Movimento 5 Stelle. I partiti non hanno ancora trovato l’intesa su un testo definitivo, con Matteo Renzi che ha avviato le consultazioni al Nazareno. Ma Alfano non ci sta: “Rivolgo un appello al Pd prima della loro Direzione: pensino all'Italia e al danno che questa impazienza di rientrare a Palazzo può fare all’economia”, ha detto il ministro degli Esteri. "Noi siamo anche pronti a prendere in considerazione questa legge, ma non come mercanzia per portare il Paese alle urne in piena legge di stabilità. Non c'è tutta questa fretta da parte del Pd di ritornare a Palazzo Chigi. Sono già a Palazzo Chigi". Nella giornata di domani, invece, comincia in commissione Affari costituzionali alla Camera l'esame degli emendamenti al testo base Pd (il cosiddetto “Rosatellum”), che lo dovrebbero correggere in direzione di un sistema basato sul modello tedesco.
La questione dello sbarramento al 5%
Il ministro degli Esteri e leader di Ap ha aggiunto di non aver posto “la questione della soglia, ma una questione di principio sulla legge elettorale, perché ci uniremo ad altri e supereremo la soglia del 5%”. Alfano ha sottolineato come "ci sono tante forze politiche e persone della società civile che ci hanno dato disponibilità ad aggregare una coalizione liberale popolare che supererà la soglia, se sarà quella". Anche il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi è intervenuto sulla questione delle soglie. Alcuni giornali "hanno sostenuto che Berlusconi è in disaccordo con la soglia di sbarramento del 5 per cento: è esattamente il contrario, fosse per me la porterei all'8 per cento”, ha dichiarato durante una cerimonia al palazzo della Regione Lombardia.

Padoan: “Riforme difficili in tempo di voto". Di Maio: "Votare prima possibile"
Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha invece ribadito che "sotto ciclo elettorale, in Italia ma anche negli altri Paesi, è molto difficile fare dei cambiamenti”. Da Bruxelles sono arrivate le parole del commissario agli affari economici Pierre Moscovici secondo cui “le elezioni non sono mai un problema, è caratteristica della democrazia essere in un ciclo elettorale", e nemmeno per il Semestre europeo è un problema perché "siamo preparati a prendere tutte le decisioni per ogni tipo di situazione. Continuiamo a lavorare con il Governo italiano", con "fiducia e intelligenza”. Nella giornata di oggi, il M5s ha ribadito l'urgenza di andare alle urne in tempi rapidi. "Per quanto ci riguarda diciamo di andare a votare il prima possibile. Le manovre correttive di bilancio le faremo noi con un governo cinque stelle perché crediamo di poter arrivare al Governo”, queste le parole del vicepresidente della Camera Luigi Di Maio. "Il modello tedesco - ha proseguito - permette ad una forza politica di avere il 40% dei consensi e di avere la maggioranza al governo. Noi siamo fiduciosi di poter vincere le prossime elezioni".
Le rassicurazioni di Gentiloni. 31 senatori dem contro voto anticipato
Guarda con attenzione al lavoro sulla legge elettorale anche il premier Gentiloni, che però precisa: "Il governo è nella pienezza dei suoi poteri e ha impegni in corso da mantenere". E, durante un incontro stampa con il primo ministro canadese Justin Trudeau, aggiunge: "Quando il governo si è presentato alle Camere per la fiducia ho detto molto chiaramente due cose: l'esecutivo si augurava un'intesa tra le forze politiche sulle regole del voto ma non avrebbe svolto un ruolo da protagonista. La seconda è che il governo sarebbe stato nella pienezza dei suoi poteri avendo la fiducia del Parlamento. Oggi confermo queste due cose". Intanto, 31 senatori del Partito Democratico vicini al ministro della Giustizia Andrea Orlando avrebbero firmato un documento in cui le elezioni anticipate in autunno vengono definite “un salto nel buio”.  "Puntare ad elezioni in autunno, subordinando a questa scelta la legge elettorale, rischiando l'esercizio provvisorio di bilancio che alimenterebbe spinte ad attacchi di speculazione finanziaria, colpendo finanze pubbliche, imprese e cittadini, significherebbe assumersi la gravissima responsabilità di un salto nel buio", si legge nel testo. "È necessario - continua - che il Pd tenga fermo il principio dell'equilibrio tra governabilità e rappresentanza", "scongiurando ogni ipotesi proporzionalistica, che produrrebbe ingovernabilità ed instabilità".
Come funziona il sistema tedesco
Prende sempre più piede l’ipotesi di un modello tedesco come sistema elettorale: vale a dire un sistema misto (50% collegi uninominali e 50% circoscrizioni con il proporzionale e una soglia di sbarramento al 5%). Un sistema fondamentalmente proporzionale, ma con alcuni elementi maggioritari. I cittadini, in pratica, hanno a disposizione due voti: uno per scegliere una lista o un partito e uno per scegliere un candidato all’interno del proprio collegio. Con il primo voto, col sistema proporzionale, si stabilisce qual è la percentuale di seggi che avrà ogni partito. Con il secondo, col sistema maggioritario, il candidato che prende un voto in più degli altri nei collegi uninominali viene eletto.

Le correzioni per il contesto costituzionale italiano
Il sistema tedesco, però, andrebbe adattato all’Italia e le possibili correzioni su cui si discute sono diverse. Il primo nodo riguarda il numero di parlamentari. In Germania non è fisso e questo permette di aggiungere altri seggi per rispettare le proporzioni dei voti presi dai partiti. In Italia, invece, il numero dei parlamentari è fisso (e stabilito dalla Costituzione) e non è detto che vincere in un collegio uninominale garantisca l’elezione. Bisognerà stabilire, quindi, cosa succederebbe se una lista eleggesse più candidati con il sistema maggioritario di quanti gliene spetterebbero con quello proporzionale: quale voto prevarrebbe sull’altro? In Germania, poi, non c’è il bicameralismo perfetto e i senatori non sono eletti, ma nominati dai governi dei Land in proporzione alla popolazione: quindi un altro nodo da sciogliere riguarda l’applicazione del sistema anche al Senato italiano. Si dovrà discutere anche del voto disgiunto (votare per una lista e per il candidato di un’altra): in Germania è permesso, in Italia potrebbe non esserlo. Dei candidati della quota proporzionale: in Germania sono scelti con liste bloccate, una per ogni Land, in Italia ci sono diverse proposte sulla dimensione delle liste. Della soglia di sbarramento: i partiti più piccoli spingono per abbassarla dal 5 ad almeno il 3 per cento. Del premio di maggioranza: in Germania non è previsto, qui alcuni partiti propongono di introdurlo (il M5S, ad esempio, chiede che sia intorno al 40%). A Berlino, poi, è prevista la sfiducia costruttiva: il Parlamento non può sfiduciare un governo se, nello stesso momento, non dà la fiducia a un nuovo esecutivo. La nostra Costituzione non prevede nulla del genere.

Manovrina: dai “nuovi voucher” alla norma salva musei

Intanto, ieri è arrivato il via libera della Commissione Bilancio alla manovra-bis con mandato al relatore. Il testo arriva oggi in Aula a Montecitorio con l'avvio della discussione generale. Tante le novità. A cominciare dai fondi di previdenza complementare, che saranno esclusi dal bail in. È quanto stabilito da un emendamento alla manovra-bis (primo firmatario Giovanni Sanga) approvato in Commissione Bilancio, secondo cui "sulle somme di denaro e sugli strumenti finanziari della forma pensionistica complementare depositate a qualsiasi titolo presso un depositario non sono ammesse azioni di azioni dei creditori del depositario, del sub-depositario, o nell'interesse degli stessi". Un capitolo atteso è quello degli strumenti che sostituiranno i voucher. Ora arrivano dei “Libretti famiglia” per i piccoli lavori domestici e i "contratti di prestazione occasionale” per le microimprese (sotto i 5 dipendenti). Tra le novità emerge poi la web tax transitoria, vale a dire una regolamentazione dei giganti dell’online. Inoltre vengono rese più efficienti le procedure per i rimborsi iva. Si dovrebbe passare ora da una liquidazione in 90 giorni ad una in 65 giorni. E dopo la sentenza del Tar che aveva annullato la nomina di cinque sueprdirettori dei musei, nella Manovrina si chiarisce che non si applicano limiti di accesso per i cittadini stranieri nella procedura di selezione pubblica internazionale.

Le novità della Manovra
Roma, Raggi testimone per la difesa a processo Marra
La sindaca di Roma Virginia Raggi testimonierà al processo che vede imputati per corruzione l'ex capo del Personale del Campidoglio Raffaele Marra e l'immobiliarista Sergio Scarpellini. I giudici ai quali è affidato il processo hanno disposto che ognuno dei due imputati possa citare 10 testimoni tra quelli indicati nelle liste depositate. E la difesa di Marra ha inserito la Raggi tra i 10 testimoni scelti. Parlando ai giornalisti, la sindaca ha dichiarato: "Se rinviata a giudizio non mi dimetterò”.

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