mercoledì 31 maggio 2017

LA NOTIZIA DEL GIORNO

LA NOTIZIA DEL GIORNO

Legge elettorale, intesa su modello ispirato a sistema tedesco

Il governatore Ignazio Visco ha tenuto la consueta relazione annuale: “Debito pubblico e crediti deteriorati rendono vulnerabile l’Italia”. Intanto per l’Istat crescono anche gli occupati, al livello più alto da febbraio 2009. Gentiloni: “Premiate scelte di questi anni”. Legge elettorale, Renzi: "5 partiti e stop a veti dei piccoli”. Tensione sulla data del voto.

La crisi economica del periodo 2007-2013 sarebbe più grave della Grande Depressione degli anni 30. Il Pil italiano, continuando a crescere agli attuali ritmi, tornerà sui livelli pre-crisi del 2007 solo nella prima metà del prossimo decennio. Questo è quanto emerge da uno dei passaggi dal discorso del governatore di Bankitalia Ignazio Visco. Nelle “Considerazioni finali”, pronunciate annualmente, il numero uno della Banca d’Italia ha sottolineato come debito pubblico e crediti deteriorati rendano vulnerabili l'Italia.

“Avanti con le riforme”
Dal 2007 al 2013, secondo Bankitalia, il Pil è diminuito del 9%, la produzione di quasi il 25, gli investimenti del 30, i consumi dell'8. "Al di là degli eventi congiunturali, lo sviluppo economico del nostro paese è frenato dalle rigidità del contesto in cui operano le imprese, dalla debole dinamica della produttività, dall'insufficiente tasso di occupazione" sottolinea Visco. Anche "l'elevato debito pubblico è un fattore di vulnerabilità grave, condiziona la vita economica del paese". Il Governatore chiede allora uno “sforzo eccezionale” per superare la crisi, sollecitando ulteriori riforme e investimenti per accelerare il ritmo di crescita. "Un numero crescente di aziende - spiega - considera rilevanti gli incentivi all'acquisto di beni strumentali, rafforzati quest'anno per gli investimenti che incorporano tecnologie digitali avanzate". "L'adeguamento strutturale dell'economia - rileva ancora - richiede di continuare a rimuovere i vincoli all'attività d'impresa, incoraggiare la concorrenza, stimolare l'innovazione" mentre sul fronte della spesa pubblica "deve tornare a crescere la spesa per investimenti pubblici in calo dal 2010". L'aumento del Pil nell'area euro, ricorda, "dovrebbe essere prossimo, quest'anno, al 2%, circa il doppio del nostro paese". E ai partiti chiede realismo, evitando “promesse irrealizzabili”.
“Priorità lavoro, eredità più dolorosa della crisi”
Tra i punti principali delle Considerazioni, è emersa anche la questione dei cosiddetti crediti deteriorati (NPL, Non pearforming loans), che "riducono i margini di manovra dello stato e degli intermediari finanziari; entrambi rendono vulnerabili l'economia italiana alle turbolenze sui mercati e possono amplificare gli effetti delle fluttuazioni cicliche".  Ad ascoltare Visco in prima fila c'era anche Mario Draghi, ex numero uno di via Nazionale. Al centro del discorso anche la priorità del lavoro. La questione del lavoro è centrale" ed è soprattutto su questo mercato che "vediamo l'eredità più dolorosa della crisi". Secondo Visco nell'ultimo biennio si sono registrati miglioramenti grazie anche agli sgravi contributivi. Parlando delle misure di riduzione dei costi adottate in passato, per Visco, "i pur significativi benefici in termini di occupazione si sono rivelati effimeri perché non sono stati accompagnati dal necessario cambiamento strutturale di molte parti del nostro sistema produttivo".
Veduta di Palazzo Koch a Roma, sede centrale di Bankitalia
Istat: disoccupazione ad aprile ai minimi dal 2012
Intanto, ad aprile il tasso di disoccupazione si è fermato all’11,1 per cento: il dato più basso dopo settembre 2012. Il tasso è diminuito di 0,4 punti su marzo e di 0,6 punti rispetto ad aprile 2016. Questo è quanto registrato dall’Istat sulla base dei dati destagionalizzati. In termini numerici, ad aprile i disoccupati erano 2.880.000: in calo di 106mila unità su marzo e di 146mila unità su aprile 2016. Gli occupati, invece, hanno raggiunto quota 22.998.000 persone: sono cresciuti di 94mila unità rispetto a marzo (+0,4%) e di 277mila rispetto ad aprile 2016. Il tasso di occupazione tra i 15 ed i 64 anni, spiega l’Istat, sale al 57,9 per cento  (+0,2 punti su marzo), al livello più alto da febbraio 2009. Il tasso di inattività, invece, è al 34,7 per cento: in aumento di 0,1 punti su marzo e in calo di 0,4 punti su aprile 2016. Gli inattivi tra i 15 e i 64 anni sono 13,4 milioni, in aumento di 24mila unità su marzo e in calo di 196mila unità su aprile 2016. “Premiate le scelte di questi anni”, ha commentato su Twitter il premier Paolo Gentiloni.

La situazione dei giovani
Il tasso di disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni è al 34 per cento: stabile rispetto a marzo e in calo di tre punti rispetto all’anno precedente. I disoccupati tra i 15 e i 24 anni, spiega l’Istat, sono 516mila: in calo di 10mila unità su marzo e di 69mila unità su aprile 2016. Gli occupati in questa fascia di età sono 1.001.000, in calo di 18mila unità su marzo e in aumento di 4mila unità sull’anno prima.
Renzi: "Cinque partiti e stop ai veti dei piccoli"
Continua la settimana decisiva per la legge elettorale. Ieri, dalla Direzione del Partito Democratico, è arrivata l’approvazione dei dem ad adottare un sistema elettorale ispirato al sistema tedesco. Un sistema sostanzialmente proporzionale con elementi maggioritari e sbarramento al 5%, quindi. . Sul modello tedesco si registra al momento un’ampia convergenza tra i partiti: Forza Italia, Movimento 5 Stelle, Lega Nord, con questi ultimi due d’accordo anche sull’andare alle urne il prima possibile. Con l'applicazione di un sistema simile a quello usato in Germania, il numero di partiti verrebbe ridotto e proprio su questo nodo si è acceso il confronto. Sulla questione è tornato proprio Matteo Renzi, a ‘Ore Nove-Il punto della giornata', l'approfondimento a cura del Partito democratico. "Con il tedesco entrano in quattro, massimo cinque forze parlamentari”, ha ricordato il segretario del Pd, “è un meccanismo che riduce il numero dei partiti ed elimina il potere di ricatto e veto dei piccoli, è un fatto positivo, capisco che tanti piccoli non sono contenti, è umano ma prima viene l'interesse dell'Italia”.
Cos'è il sistema tedesco
Tensioni sul voto anticipato
Renzi spinge sullo sbarramento al 5%. Senza questa soglia “non c'è più accordo sul tedesco", ha detto. È questo uno dei punti irrisolti tra i favorevoli al meccanismo elettorale e i contrari, come Ap, che vorrebbe abbassare la soglia al 3. Negli scorsi giorni, Angelino Alfano, a questo proposito, aveva ricordato che “le posizioni sono distanti sia sul tema della legge elettorale sia sul tema della durata della legislatura”. E aveva spiegato: “Ci uniremo ad altri e supereremo la soglia del 5 per cento“. Renzi si è espresso anche sui tempi del voto: “Non mi pongo il tema di quando si vota ma non andare a votare vuol dire non avere un sistema democratico”, ha spiegato, ricordando che si andrà alle urne “a Malta poi in Gran Bretagna, a settembre in Germania, poi in Austria. E tutti hanno le stesse regole e non hanno il problema di mandare la legge di stabilità in Ue". E proprio sulle urne anticipate la maggioranza ieri ha registrato delle spaccature interne da risolvere: il ministro degli Esteri Alfano ha posto dubbi sui costi che il voto in autunno potrebbe avere sull'Italia, mentre la minoranza Pd vicina ad Andrea Orlando ieri, in un documento stilato da 31 senatori dem, ha parlato di “un salto nel buio”. “Questo compromesso nasce con un presupposto anomalo: alcuni chiedevano una legge, altri una data. Alcuni partiti si sono detti disposti a votare qualsiasi legge purché ci sia una data per il voto. Questo contribuisce non poco a mettere in secondo piano il merito di quello di cui parliamo”, ha detto il ministro della Giustizia Andrea Orlando durante la Direzione Pd.

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