Lunedì 29 maggio dalle 17 nella sede del Rettorato dell'Università L'Orientale a Palazzo du Mesnil, via Chiatamone 62,
vernissage della mostra “L’Africa di Maurizio. Oggetti africani della collezione Valenzi”
La collezione africana di Maurizio Valenzi per la prima volta in esposizione
La collezione africana di Maurizio Valenzi per la prima volta in esposizione
La mostra rimarrà visitabile fino al 30 luglio con ingresso gratuito, il martedì, mercoledì e venerdì dalle 11 alle 14, il giovedì dalle 11 alle 17 oppure su appuntamento.
13 maschere, 7 sculture e 1 poggiatesta, provenienti dall’Africa centrale e occidentale di proprietà di Maurizio Valenzi, databili tra la fine dell'Ottocento e primi del Novecento. Furono comprate dallo stesso Valenzi durante alcuni dei suoi viaggi in Africa o gli furono donate. Mai esposte per la prima volta lasciano l’abitazione di Valenzi dopo essere state inventariate e studiate.
13 maschere, 7 sculture e 1 poggiatesta, provenienti dall’Africa centrale e occidentale di proprietà di Maurizio Valenzi, databili tra la fine dell'Ottocento e primi del Novecento. Furono comprate dallo stesso Valenzi durante alcuni dei suoi viaggi in Africa o gli furono donate. Mai esposte per la prima volta lasciano l’abitazione di Valenzi dopo essere state inventariate e studiate.
Introdurranno con i loro saluti la Rettrice dell’Orientale Elda Morlicchio, l'assessore alla cultura del Comune di Napoli Nino Daniele e Lucia Valenzi. Seguiranno interventi della storica dell’arte contemporanea Maria De Vivo, della storica dell’Africa contemporanea Cristina Ercolessi e dell’archeologo e curatore della sezione africana del museo d’Ateneo Andrea Manzo.
L’interesse artistico di Valenzi per l’Africa va certamente inserito nel quadro di una più generale attenzione degli ambienti artistici europei del XX secolo, a partire dalle avanguardie, per le espressioni artistiche africane. Benché l’interesse per l’arte africana non abbia poi avuto seguito evidente nella sua stessa produzione pittorica, la raccolta documenta il gusto e la curiosità del Valenzi artista.
Ma l’Africa interessò il Valenzi politico. La sua particolare attenzione per la sponda sud del Mediterraneo e per l’Africa subsahariana emerge da alcuni episodi della sua attività politica e parlamentare, dall’impegno per il rafforzamento e lo sviluppo dei giovani Stati africani, ben inquadrabile nel contesto delle relazioni che in quegli anni il P.C.I. intesseva con quelle regioni. Senz’altro questo impegno civile si alimentò anche di trascorsi personali, come l’incarcerazione in gioventù nelle prigioni coloniali in Tunisia e Algeria.
La mostra, cui hanno contribuito Maria De Vivo, Cristina Ercolessi e Andrea Manzo, intende ripercorrere tutti questi aspetti della vita di Maurizio Valenzi attraverso gli oggetti africani che egli raccolse e alcuni documenti in parte inediti, custoditi nell’archivio della Fondazione.
L’interesse artistico di Valenzi per l’Africa va certamente inserito nel quadro di una più generale attenzione degli ambienti artistici europei del XX secolo, a partire dalle avanguardie, per le espressioni artistiche africane. Benché l’interesse per l’arte africana non abbia poi avuto seguito evidente nella sua stessa produzione pittorica, la raccolta documenta il gusto e la curiosità del Valenzi artista.
Ma l’Africa interessò il Valenzi politico. La sua particolare attenzione per la sponda sud del Mediterraneo e per l’Africa subsahariana emerge da alcuni episodi della sua attività politica e parlamentare, dall’impegno per il rafforzamento e lo sviluppo dei giovani Stati africani, ben inquadrabile nel contesto delle relazioni che in quegli anni il P.C.I. intesseva con quelle regioni. Senz’altro questo impegno civile si alimentò anche di trascorsi personali, come l’incarcerazione in gioventù nelle prigioni coloniali in Tunisia e Algeria.
La mostra, cui hanno contribuito Maria De Vivo, Cristina Ercolessi e Andrea Manzo, intende ripercorrere tutti questi aspetti della vita di Maurizio Valenzi attraverso gli oggetti africani che egli raccolse e alcuni documenti in parte inediti, custoditi nell’archivio della Fondazione.
Fonte: Lucia Valenzi
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