sabato 24 maggio 2014

Caserta FilmLab presenta "Memories" al Jarmusch club di Caserta per il ciclo "i cult di animazione in lingua originale"

Memories è un lungometraggio d'animazione giapponese composto da tre episodi, prodotto dalla Bandai Visual nel 1995, e realizzato sulla base di un'idea di Katsuhiro Ōtomo. Magnetic Rose (I ricordi della signora) è il primo episodio, diretto da Koji Morimoto; basato su un racconto di Katsuhiro Ōtomo, racconta di due astronauti in missione che si mettono alla ricerca dell'origine di un segnale di emergenza captato dalla loro astronave, per poi ritrovarsi in un mondo magnifico e allucinante, creato dai ricordi di una misteriosa donna. La cui anima sembra ancora legata al suo interno. Stink Bomb (L'arma puzzolente) è il secondo episodio, diretto da Tensai Okamura. E’ la storia di un giovane chimico che, per un tragico errore, si trasforma accidentalmente in una micidiale arma biologica diretta verso la città di Tokyo. Cannon Fodder (La città dei cannoni) è il terzo ed ultimo episodio. Diretto da Katsuhiro Ōtomo, descrive la giornata di una cittadina disseminata di cannoni la cui unica attività è quella di aprire il fuoco verso un non rivelato e lontano nemico. Alla sua nascita il progetto risulta molto ambizioso. A supervisionare e a dirigere l'intero progetto è il regista e mangaka Katsuhiro Ōtomo. Come già precedentemente dimostrato con l'animazione di Akira, è uno degli autori capaci di oltrepassare non solo i limiti tecnici e tecnologici del momento, ma anche i confini della distribuzione su scala nazionale, affermandosi su scala globale. Inizialmente, l'obiettivo è proprio di portare su schermo delle trasposizioni di alcuni suoi racconti di fantascienza, ma prima di arrivare alla sua forma definitiva nascono diverse difficoltà che porteranno l'operazione per più di una volta in una fase di stallo. Si opta per la realizzazione di tre episodi, da completare uno alla volta, con la volontà di sorprendere lo spettatore presentando continue innovazioni portandolo ad aspettarsi ogni volta qualcosa di imprevedibile. Proprio per questa ragione vengono scelti tre differenti registi di grande esperienza e dallo stile unico, tutti nati come scrittori e disegnatori prima di diventare registi. Il risultato finale è un lungometraggio per sala cinematografica composto da tre mediometraggi autoconclusivi. A dirigere Magnetic Rose viene chiamato Koji Morimoto, che aveva precedentemente lavorato con Ōtomo alla realizzazione di Akira e di Roujin Z come animatore. La scelta cade su quest'ultimo, come racconta Morimoto stesso, per conservare l'equilibrio tra i tre episodi, e la sceneggiatura viene scritta in stretta collaborazione con Satoshi Kon. L'animazione è drammatica e inquietante. I ricordi della "signora" si mescolano a quelli dei due esploratori producendo incubi, desideri incontrollabili e graficamente estremi e sensazioni struggenti. Con il secondo episodio cambia il regista, questa volta è il Tensai Okamura di Wolf's Rain, e cambia l'atmosfera, adesso chiaramente comica e satirica. Le musiche jazzate aumentano il ritmo e si accompagnano perfettamente alle immagini, esorcizzando la malinconia delle note suonate per il precedente episodio. Il ritmo della storia è il ritmo della musica, veloce e brillante. La comicità dell'episodio rimanda alla comicità degli aneddoti raccontati da Okamura, infatti il regista ammette che, durante l'attività di documentazione svolta in diversi laboratori farmaceutici, gli fu detto che non solo un incidente come quello che accade al protagonista dell'episodio è possibile, ma anzi che era accaduto realmente diverso tempo prima. La rinomata passione che Ōtomo ha di inventare e disegnare dettagliatamente macchinari ed edifici caratterizza il terzo episodio. Esso appare bizzarro e surreale, oltre ad avere un peculiare stile grafico e un ritmo più lento e periodico del precedente. L'atmosfera è tesa, mescolata ad una bizzarria pervasiva. La parola chiave per Ōtomo questa volta è "sperimentazione", sia nello stile grafico che nella tecnologia utilizzata per realizzare l'animazione. L'intero episodio è realizzato con la tecnica del piano sequenza. Ōtomo inoltre dissemina le scenografie di riferimenti di ogni tipo: insieme ad una propaganda che spinge al sentimento collettivo del mandare avanti insieme la macchina da guerra spinti dal nazionalismo fino all'annullamento del sé (ogni riferimento al Giappone durante la seconda guerra mondiale probabilmente non è puramente casuale) troviamo delle scritte in un alfabeto inventato che ricorda quello cirillico su fabbriche di staliniana memoria. Ovunque c'è il simbolo delle hitleriane SS. E poi le divise, le maschere antigas, i cannoni, e così via. Forse nessuno si ricorda più perché si spara, forse il nemico è stato annientato ma si continua a sparare, forse il nemico non è in quella direzione, forse il nemico non è armato o forse questo nemico non esiste nemmeno.

Fonte: comunicato stampa 

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