Questa
settimana per il classico appuntamento del cineforum,
Caserta FilmLab propone Piccola patria.
Appuntamento martedì 27 maggio alle ore 18 e alle ore 21. Piccola patria è un film italiano del 2013 scritto e diretto da
Alessandro Rossetto, presentato alla 70ª Mostra internazionale d'arte
cinematografica di Venezia nella sezione Orizzonti e in prima internazionale al
Festival di Rotterdam 2014 (nella sezione Spectrum dedicata a “film e registi
che offrono un contributo essenziale alla cultura cinematografica
internazionale”). Primo “lungometraggio di finzione” di uno tra i nomi più
significativi del documentario italiano (già al centro nel 2010 di una
retrospettiva al New York Documentary Film Festival), Piccola Patria racconta, sullo sfondo di un’estate calda e
soffocante nella provincia del Nordest italiano, la storia di due ragazze e del
loro desiderio di andare via dal piccolo paese dove vivono. Luisa (Maria
Roveran) è piena di vita, disinibita, trasgressiva; Renata (Roberta Da Soller)
è oscura, arrabbiata, bisognosa d’amore. Le vite delle due giovani raccontano
la storia di un ricatto, di un amore tradito, di una violenza subita: Luisa usa
Bilal (Vladimir Doda), il suo fidanzato albanese, Renata usa il corpo di Luisa
per muovere i fili della propria vendetta. Entrambe vogliono lasciare la
piccola comunità che le ha cresciute, tra feste di paese e raduni
indipendentisti, famiglie sfinite e nuove generazioni di migranti presi di mira
da chi si sente sempre minacciato. Luisa, Renata e Bilal rischieranno di
perdersi, di perdere una parte preziosa di sé, di perdere chi amano, di perdere
la vita. Insomma, il Nord Est agricolo e operaio, il Veneto indipendentista e
xenofobo, l'integrazione e la disintegrazione, il lavoro e la crisi, piccola
patria che potrebbe essere ovunque, in Italia, in Europa, nel mondo. Il reale e
la finzione si mescolano, l'apertura al mondo e l'iperattività di Luisa
(l'attrice e cantante Maria Roveran, anche autrice e interprete di due brani
della colonna sonora del film) si scontrano con la rassegnazione e l'inerzia
degli adulti, creando un conflitto che non è più, non solo, quello tra
autoctoni e stranieri, ma tra più mondi. Conflitto che potrebbe esplodere in
ogni istante, ovunque, in qualsiasi piccola patria del pianeta. Il racconto di
Rossetto è scandito anche da una notevole colonna sonora, a cura di Paolo
Segat, Alessandro Cellai e la già citata Roveran, impreziosita da due opere
tradizionali ("L'Aqua ze morta" e "Joska la rossa")
recuperate e rinnovate dal compositore e maestro vicentino Bepi De Marzi,
usando il dialetto veneto per i testi.
Fonte: comunicato stampa
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