Terzo
appuntamento domani, 23 giugno alle ore 20.45, per la rassegna a tema
fantascientifico. Caserta FilmLab presenta al Jarmusch Club Vanishing Waves. Il
film, conosciuto anche con il nome di Aurora, è del 2012 diretto da Kristina
Buožytė, che ne ha scritto la sceneggiatura con Bruno Samper, accreditato anche
come creative director e autore dello stile visivo del film. Ha vinto il Méliès
d'oro 2012 per il miglior film fantastico europeo. Al 2013 è inedito in
italiano. Gli effetti visivi del film sono stati realizzati dalle società OKTA
(Lituania), Cyberpunk VFX (Lettonia), Alchemy24 (Canada) e 3-D Trix
(Finlandia), con post-produzione di La Planete Rouge (Francia). La storia
richiama la fantascienza dove la scienza è un solido punto di partenza per
parlare di relazioni umane. Lukas (Marius Jampolskis), uno scienziato coinvolto
in un rapporto che non lo infiamma, fa da cavia a un primo test volto a
indagare le dinamiche dello scambio d’informazioni a livello neuronale. Viene
scelto un soggetto comatoso per evitare che la quantità di informazioni
sopraffaccia lo scienziato e gli viene raccomandato di impattare al minimo sui
sensi del donatore. La ragazza, Aurora (Jurga Jutaite), si rivela presto essere
il soggetto comatoso, teoricamente in grado di svegliarsi ma bloccata da
qualcosa. In uno scenario virtuale di sensi ovattati e pulsioni a briglia
sciolta, Lukas pian piano indaga per immagini allegoriche cosa sia veramente
successo alla ragazza. Nelle precedenti proiezioni abbiamo viaggiato in dimensioni,
spazi e luoghi non definiti ne riconoscibili. Ma se facessimo un viaggio nella
mente umana? E magari ci innamorassimo appassionatamente del ricordo
appartenente a qualcun'altro? Ma quel ricordo è reale oppure solo una fantasia?
Vanishing Waves è un racconto contemporaneo sui legami e le contraddizioni tra
il corpo umano e la mente. Kristina Buožytė, ha una visione tutta personale del
romanticismo e della passione carnale. Veniamo proiettati in un film di
fantascienza che trae molti spunti dai lungometraggi del passato est-europeo ma
con un impatto decisamente più forte dato dal contrasto tra il mondo reale e le
nuove terre esplorate. Kristina Buožytė parlando della
sua opera, dice: "Non volevamo realizzare un semplice film di fantascienza
ma indagare le relazioni umane anche nei loro aspetti più intangibili,
descrivere visivamente concetti come passione e desiderio. La fantascienza è un
grande mezzo per affrontare questi argomenti. Nei rapporti inoltre ci
nascondiamo sempre, non siamo sempre aperti. Quando ci apriamo completamente,
ciò che vediamo può essere un'esperienza molto cruda. Nella sfera mentale, non
c'è luogo in cui ci si possa nascondere". Questo lungometraggio è
sicuramente un’esperienza visiva rara, almeno nella produzione cinematografica
più accessibile. Kristina Buozyte è alla prima prova importante e si nota
subito dalla voglia di metterci dentro quanto di più artistico e sofisticato
riesca ad elaborare con un budget nemmeno troppo contenuto e sfruttato alla
stragrande. Il risultato è un film che osa come pochissimi altri, specie sul
lato più artistico e visivo, sconfinando ora nel lirismo del cinema d’autore
più ricercato ora nell’involontario senso del ridicolo di quando ti prendi sul
serio e invece era una pessima idea.
Fonte: comunicato stampa
Nessun commento:
Posta un commento