domenica 15 giugno 2014

Caserta FilmLab presenta "Beyond the Black Rainbow" al Jarmusch club di Caserta. Secondo appuntamento per il ciclo "gli ivisibili in lingua originale" a tema fantascientifico

Secondo appuntamento domani, 16 giugno alle ore 21, per la rassegna "Gli invisibili in lingua originale" con tema la fantascienza. Caserta FilmLab presenta al Jarmusch Club Beyond the Black Rainbow. L’esordio di Panos Cosmatos è una piccola gemma. È costruito come un film di fantascienza degli anni Settanta, in cui il futuro ha la forma del 1983. Immaginate quindi gli anni Ottanta raccontati dalla prospettiva, e con i mezzi, degli anni Settanta, con tutto il corollario di sequenze psichedeliche, vaneggi e tematiche tipiche di quegli anni. È stilizzato fino all’eccesso (il novantacinque per cento del film usa solo colori primari – rosso e blu – con una sequenza in bianco e nero). Immerso nella musica dei Sinoia Caves, Beyond the Black Rainbow si preoccupa più del flusso visivo che di quello drammaturgico. Figlio di George Pan Cosmatos, regista greco, Panos Cosmatos (classe 1974) esordisce proprio con Beyond the Black Rainbow (2010), film che nasce dalle sue visioni adolescenziali e che ne ripropone cornice ed atmosfera: siamo infatti nel 1983 e sono molti i segnali che abbracciano l’epoca culturale di riferimento. Un mad doctor che opera in un ambiente euclideo e una cavia con la quale sembra avere un rapporto speciale. Ad ogni modo il gioco di ricostruzione è valido fino ad un certo punto perché Cosmatos si mette di impegno per tramutare lo spunto fantascientifico in un trip allucinogeno che sbriciola ogni parvenza di razionalità per disciogliersi in un liquido lisergico, pozza fosforescente di rigorosa geometria, siero che si dilata in qualunque direzione possibile: esoterica, gnoseologica, psichica, ecc. Cosmatos non gli si può dire nulla, il suo è un lavoro di immagine oltranzista che non concede niente al cervello, le scariche visive sono potentissime e, sebbene il ritmo sia compassato, cingono lo spettatore in un susseguirsi di scenari abbacinanti intervallati da dissolvenze in rosso, punteggiati da dettagli (soprattutto oggetti) ripresi in sequenza, illuminati caleidoscopicamente da lampi accecanti e baluginii tremebondi. La vetta delle quasi due ore di proiezione è il flashback del 1966 dove il giovane dottore vive (e noi con lui) una sorta di esperienza extracorporea resa da Cosmatos in un segmento strepitoso che potrebbe essere benissimo un’installazione in qualche museo d’arte contemporanea.


Fonte: comunicato stampa 

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