Secondo
appuntamento domani, 16 giugno alle ore 21, per la rassegna "Gli
invisibili in lingua originale" con tema la fantascienza. Caserta FilmLab
presenta al Jarmusch Club Beyond the
Black Rainbow. L’esordio di Panos Cosmatos è una piccola gemma. È costruito
come un film di fantascienza degli anni Settanta, in cui il futuro ha la forma
del 1983. Immaginate quindi gli anni Ottanta raccontati dalla prospettiva, e
con i mezzi, degli anni Settanta, con tutto il corollario di sequenze
psichedeliche, vaneggi e tematiche tipiche di quegli anni. È stilizzato fino
all’eccesso (il novantacinque per cento del film usa solo colori primari –
rosso e blu – con una sequenza in bianco e nero). Immerso nella musica dei
Sinoia Caves, Beyond the Black Rainbow
si preoccupa più del flusso visivo che di quello drammaturgico. Figlio di
George Pan Cosmatos, regista greco, Panos Cosmatos (classe 1974) esordisce proprio
con Beyond the Black Rainbow (2010),
film che nasce dalle sue visioni adolescenziali e che ne ripropone cornice ed
atmosfera: siamo infatti nel 1983 e sono molti i segnali che abbracciano
l’epoca culturale di riferimento. Un mad doctor che opera in un ambiente
euclideo e una cavia con la quale sembra avere un rapporto speciale. Ad ogni
modo il gioco di ricostruzione è valido fino ad un certo punto perché Cosmatos
si mette di impegno per tramutare lo spunto fantascientifico in un trip
allucinogeno che sbriciola ogni parvenza di razionalità per disciogliersi in un
liquido lisergico, pozza fosforescente di rigorosa geometria, siero che si
dilata in qualunque direzione possibile: esoterica, gnoseologica, psichica, ecc.
Cosmatos non gli si può dire nulla, il suo è un lavoro di immagine oltranzista
che non concede niente al cervello, le scariche visive sono potentissime e,
sebbene il ritmo sia compassato, cingono lo spettatore in un susseguirsi di
scenari abbacinanti intervallati da dissolvenze in rosso, punteggiati da
dettagli (soprattutto oggetti) ripresi in sequenza, illuminati
caleidoscopicamente da lampi accecanti e baluginii tremebondi. La vetta delle
quasi due ore di proiezione è il flashback del 1966 dove il giovane dottore
vive (e noi con lui) una sorta di esperienza extracorporea resa da Cosmatos in
un segmento strepitoso che potrebbe essere benissimo un’installazione in qualche
museo d’arte contemporanea.
Fonte: comunicato stampa
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