Domani,
lunedì 9 giugno alle ore 21, Caserta FilmLab presenta presso il Jarmusch club
Il film Sul globo d’argento. Continuano
le serate Jarmusch-off del lunedì. Ora, dopo i cult d’animazione in lingua
originale, sempre per la serie “gli invisibili in lingua originale” è la volta
del genere fantascientifico. Inaugura il filone questa pellicola del regista
maledetto Andrzej Zulawski. Il film di fantascienza girato nel 1977 ma bloccato
dalla censura durante la lavorazione e terminato soltanto nel 1988 con
l'inserimento di commenti vocali del regista al posto delle sequenze mancanti.
Il film è tratto dall'omonimo romanzo di Jerzy Zulawski. Il film venne in gran
parte distrutto dal Ministero della Cultura (polacco) così come vennero distrutti
i sontuosi vestiti di scena. Delle oltre cinque ore girate, dopo circa dieci
anni, il regista riesce a mettere insieme due ore e mezza, grazie soprattutto
ai membri dello staff che in qualche modo sono riusciti a conservare i preziosissimi
metri di pellicola. Sembrano pochi ma sono più che sufficienti per regalarci la
sua idea folle e visionaria. In un futuro prossimo, quattro ricercatori
astronauti lasciano la Terra in cerca di libertà e felicità. Per un guasto
atterrano sulla faccia nascosta della luna, che somiglia a una Terra primitiva.
Il loro sogno utopico, creare una società migliore e nuova, continua da parte
della progenie, che deificherà uno di loro, Jerzy, chiamandolo il Vecchio Uomo.
Anni dopo, dalla Terra giunge Marek, per scoprire la verità su quanto avvenuto
anni prima. Una volta arrivato, viene scambiato per una reincarnazione del
Vecchio Uomo, deificato a suo pari, e intimato a aiutare la popolazione contro
dei mutanti chiamati Szerny, uomini-uccello. Dopo un terribile conflitto, egli
viene però crocifisso dai suoi sudditi. Andrzej Zulawski è uno di quegli autori
che la critica ha sempre faticato a categorizzare, forse perché il suo cinema
nasce da premesse totalmente lontane da un cinema di intrattenimento, ma al
tempo stesso non condivide la nozione corrente di cinema d'autore. Zulawski ama
le performance attoriali; è ciò che ricerca con maggiore frequenza nei suoi
interpreti, capaci a volte, grazie alla sua direzione, di liberare un'energia
che sembrava non possedessero. Il suo cinema è però, contrariamente a quanto
detto, anche un cinema filosofico, non alla maniera di altri cineasti slavi
(Kieslowski o Tarkovskij, tanto per citarne due), che costruiscono mondi
allegorici dai significati morali esterni, metafisici. In Zulawski ciò che è
spirituale è materiale. Non ama le dicotomie, e, se lo fa, è per accentuarne la
possibilità di superarle. Tutto il suo cinema parte dal tema dell'Apocalisse,
intesa come situazione dell'uomo al suo massimo, come incarnazione della confusione
di massa. Le sue storie sono percorse da un'ansia febbrile, portano con sé una
coscienza oscura del mondo, dominato da violenza e soprusi, ma anche permeato
di un furibondo romanticismo, e di un eros potente, ai limiti della
possessione.
Fonte: comunicato stampa
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