Importare in Europa pannelli solari fabbricati in Cina non fa bene all'ambiente. Lo segnala uno studio condotto dalla Northwestern University e dall'Argonne National Laboratory del Dipartimento dell'energia statunitense.Tutto ciò è dovuto all'aumento della produzione di pannelli fotovoltaici e solari termici, per cui le aziende produttive del settore europeo si sono viste sorpassare dalle aziende cinesi, molto competitive nel prezzo, ma non sempre garanti di maggiore qualità. La Cina, infatti, esporta il 90% dei suoi pannelli fotovoltaici in Europa e negli Stati Uniti, detenendo il mercato globale del fotovoltaico per oltre il 60%. Basti pensare che in Italia sono presenti 5 collossi industriali del fotovoltaico cinese, 10 aziende costruttrici cinesi producono più di 1GW ciascuna e che la città di Pechino ha finanziato con 30 miliardi dollari le sue industrie produttrici del settore delle energie rinnovabili. Secondo lo studio americano se nel Vecchio Continente si installano i pannelli cinesi, si ha un'impronta di carbonio doppia rispetto all'impiego di pannelli prodotti localmente.I ricercatori americani hanno conteggiato tutta l'energia usata per produrre i moduli fotovoltaici. Supponendo che un pannello cinese sia fatto in silicio e installato nel sud dell'Europa, dovrebbe lavorare dal 20 al 30% più a lungo, rispetto a un pannello europeo, per produrre lo stesso quantitativo di energia utilizzato per la sua produzione. Questo perché, spiegano gli esperti, nelle fabbriche cinesi sono in vigore standard ambientali e di efficienza più bassi, e l'energia viene prodotta in misura superiore da fonti fossili come il carbone e minore da fonti rinnovabili.Lo studio, inoltre, non tiene conto dell'energia necessaria al trasporto dei pannelli dalla Cina all'Europa, che accentua ulteriormente la differenza tra le due aree di fabbricazione. "Spostare la produzione dei pannelli dall'Europa alla Cina può essere un'opzione interessante da un punto di vista economico, ma è meno sostenibile dal punto di vista ambientale", sottolineano gli autori. Il discorso vale "soprattutto se l'impiego dei pannelli è motivato dalla volontà di creare un futuro più sostenibile". Per Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, necessarie quindi delle misure o leggi anti-dumping cioè l'inserimento di una tassa doganale nell'importazione dei pannelli fotovoltaici cinesi per ridurre la concorrenza sleale che sta apportando dei gravi danni all'aziende produttrici di fotovoltaico italiane. Tali misure non sono ancora in vigore.
Fonte: comunicato stampa Giovanni D’AGATA
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