Nella Sala Conferenze della Biblioteca Diocesana di Caserta, in piazza Duomo 11, martedì 31 marzo 2015, alle ore 17:30, sarà presentato il libro “Vi racconto il Villaggio. Come l’ho visto e come lo vedo” dell’ing. Giusto Nardi, preside, per ben 27 anni, presso il “Villaggio dei Ragazzi”, Maddaloni. Promosso dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose “S.Pietro”, è il primo testo che narra la storia passata e presente, con un occhio puntato verso un suo possibile sbocco futuro, della Fondazione “Villaggio dei Ragazzi – don Salvatore D’Angelo”, dalla privilegiata e autorevole posizione di chi, in quella struttura, è stato prima docente, poi preside e infine direttore.
I saluti saranno affidati al Vescovo di Caserta, S. E. Mons. Giovanni D’Alise, e al Commissario straordinario della Fondazione, nonché sindaco di Maddaloni, Rosa De Lucia, mentre gli interventi, oltre l’autore, saranno affidati a Luigi Carrino, Presidente Centro Italiano Ricerche Aerospaziali (CIRA), Ruggero Pilla, Magistrato, don Nicola Lombardi, Direttore ISSR “San Pietro” che ha curato anche l’introduzione al testo. A moderare sarà Luigi Ferraiuolo, Giornalista.
La storia del Villaggio comincia subito dopo il secondo conflitto mondiale, grazie alle energie e alla ferma volontà di un sacerdote che non sopportava di vedere che la miseria portata nel suo Paese dalla guerra colpisse così duramente i bambini, lasciati senza famiglia, senza affetti, senza abitazione, senza futuro. Don Salvatore D’Angelo, questo il nome del sacerdote, dietro questa spinta comincia ad accoglierli e a provvedere alla loro assistenza materiale, morale, educativa, scolastica e religiosa. In una ex caserma. Diventerà, dopo non poche complicazioni, la sede ufficiale della Fondazione, sede nella quale ancora oggi, in un periodo di enormi difficoltà soprattutto di natura economica, si respira ciò che l’ing. Nardi nel suo volume definisce “..lo spirito del Villaggio..”.
L’esperienze raccontate in questo accorato testo descrivono egregiamente il significato di questa espressione, un sentimento di carattere familiare, affettivo tra allievi, docenti, personale tutto, che riusciva a far risolvere la maggior parte delle problematiche attraverso una sentita e riconoscente solidarietà. Molte volte senza che si dessero tante direttive, quando nasceva qualche richiesta o esigenza, tutti coloro che avevano fatto in qualche modo parte del Villaggio dimostravano di sapere naturalmente cosa serviva e cosa c’era da fare. Si rendevano immediatamente utili, come se così facendo riuscissero, almeno in parte, a ripagare tutto ciò che dal Villaggio avevano ricevuto.
Questo accadeva anche dopo la morte di don Salvatore, avvenuta nel 2000, a dimostrazione che la concretezza della presenza e dell’aiuto di una persona, dedita totalmente e disinteressatamente a soddisfare i bisogni e le necessità di chi aveva avuto e aveva poco, travalica i confini del tempo, non potendo mai fallire, e non provoca debiti, tutt’altro.
Probabilmente, per la rinascita di un’esperienza così importante e consolidata, il recupero di questo “spirito”, così radicato nella memoria delle persone, è uno degli elementi che chiunque avrà il compito gestire la Fondazione “Villaggio dei Ragazzi” dovrà tener ben presente, se vorrà continuare l’opera creata da don Salvatore d’Angelo.
Fonte: comunicato stampa
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