martedì 15 marzo 2016

Comunicato Stampa - Beni Comuni Speranza incontra assessore Piscopo (Napoli)

BENI COMUNI E DEMOCRAZIA PARTECIPATA, VENERDI' DA COFFEA
LA “RIVOLUZIONE NAPOLETANA” DELLA GIUNTA DE MAGISTRIS

Già diverse volte durante questo lungo (e finora solitario) cammino verso le elezioni comunali di giugno prossimo, Speranza per Caserta ed il candidato sindaco Francesco Apperti hanno parlato della necessità di avere “cittadini azionisti” per una città partecipata. Ed è proprio in questo senso che si inquadra l'importante incontro in programma venerdì 18 (presso “Coffea”, via San Carlo 48, ore 18.00) con l'assessore all'Urbanistica ed ai Beni Comuni di Napoli, Carmine Piscopo. Fin dal suo insediamento, infatti, il sindaco De Magistris ha ritenuto di importanza strategica temi come i beni comuni e la democrazia partecipativa, ed i fatti hanno seguito le parole: la creazione di un assessorato “ad hoc” con a capo Alberto Lucarelli, costituzionalista ed esponente del movimento dei beni comuni, la modifica dello Statuto del Comune e la creazione dell’Osservatorio sui Beni Comuni, la nascita delle Consulte popolari. Nel 2014 poi, su impulso dell'assessore Piscopo (subentrato nel frattempo a Lucarelli) e del collega al Patrimonio, Fucito, vengono approvate due delibere di giunta “rivoluzionarie”. Le delibere sono “gemelle”: riguardano entrambe il recupero e l'uso sociale di spazi, beni ed immobili abbandonati e degradati, la prima relativamente al patrimonio comunale, la seconda a quello di proprietà privata. Il primo provvedimento è stato approvato anche in Consiglio Comunale un anno fa, ed è quindi pienamente vigente, mentre il secondo, quello dal contenuto più deflagrante poiché va a toccare la proprietà privata, è ancora in sospeso.
Quale percorso è tracciato in questa proposta? Si parte dalla individuazione (anche attraverso strumenti e metodi di democrazia partecipata) di beni immobili e terreni di proprietà privata in stato di abbandono e, quindi, in grado di compromettere il decoro ma anche le condizioni igienico-sanitarie e ambientali degli abitanti circostanti. Il Sindaco, poi, invita i proprietari ad ripristinare la “funzione sociale” del bene entro un termine di cinque mesi. Se i proprietari rimangono inerti, li diffida ad attivarsi entro un termine perentorio di due mesi. Se nonostante ciò non vi sono segni di attivazione i beni vengono acquisiti al patrimonio comunale e, interpellate le Consulte, se ne individua una specifica “destinazione civica”.
Potrebbe sembrare una pazzia, invece le basi del ragionamento poggiano solidamente sulla nostra Costituzione (che non smette mai di stupirci). Le norme del codice civile sulla proprietà sono infatti subordinate alle norme di ordine pubblico economico, degli artt. dal 41 al 44 della Costituzione, le quali sanciscono la prevalenza della “utilità sociale” e della “funzione sociale della proprietà” sull’interesse privato: in particolare, l’art. 42 al comma 2 prescrive che la “proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge” al solo “scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti”.
Saranno presenti all'incontro rappresentanti delle varie realtà cittadine che in questi anni, tra mille ostacoli e difficoltà, hanno testardamente condotto vertenze per il recupero e la fruizione pubblica di beni e spazi inutilizzati, tra gli altri il centro sociale Ex Canapificio, il Laboratorio Millepiani, il comitato “Città Viva” ed il collettivo studentesco SCIRA.







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