"Nella mia vita ho avuto solo due vizi: uno, il calcio, mi ha dato tutto; l'altro, il fumo, stava per togliermelo". E, invece, alla fine ha vinto il fumo che, sotto forma di un tumore ai polmoni, ha portato via a soli 68 anni, nella sua amata Barcellona, Johan Cruyff, il "profeta del gol" olandese che forse più di ogni altro fuoriclasse ha saputo innovare il calcio. Il calcio è materia di infinite discussioni, ma solo su una data e un colore sono tutti d'accordo: nei mondiali del 1974 le maglie arancioni dell'Olanda crearono il calcio moderno. Da quei giorni in Germania il calcio cambiò totalmente, nacque il calcio totale, nacque una nuova religione (calcistica) e il profeta era senza ombra dubbio Johan Cruyff. Una sequenza rimarrà per sempre nella storia del calcio a testimonianza di quella rivoluzione: l'inizio della finale di Monaco con i tedeschi di Beckenbauer costretti a subire dal calcio di avvio della partita 16 passaggi consecutivi in 53 secondi, passaggi che culminarono in un'accelerata di Cruyff stroncata in area di rigore da Hoeness con un fallo nettissimo. Rigore (il primo in una finale dei mondiali e per giunta contro la squadra di casa) trasformato da Neeskens. La partita finì però con la vittoria dei padroni di casa, ma fu chiaro a tutti che da quel giorno il calcio non sarebbe stato più la stessa cosa e non per la vittoria della Germania.
Raccontare Johann Cruyff senza dimenticare qualcosa di importante è impossibile, così come è impossibile definire il suo ruolo in campo. Sempre al centro di polemiche e battaglie, la sua vita non è certo stata banale. Piazzarlo in una classifica di migliori di tutti i tempi non è facile. Sicuramente può stare tra Di Stefano, Meazza, Puskas, Pelé, Maradona, Beckenbauer e Messi, con un menzione speciale perché, ripetiamo, mai nessuno era riuscito a rivoluzionare il calcio in questo modo. E mai nessuno è stato così "uomo-squadra
Fonte: Sky Evening News
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