giovedì 28 maggio 2020

Ci risiamo: Scarcerazioni parte terza


Ci risiamo: Scarcerazioni parte terza
Domenica 24 maggio, Massimo Giletti conduce la nuova puntata di Non è l’Arena. Ci sono ancora molte zone d’ombra che il conduttore vuole esplorare.
In settimana sono state rese note alcune intercettazioni di Luca Palamara: su tali argomenti Giletti si confronta con Luca Telese, Alfonso Sabella, Ettore Licheri. E con Nunzia De Girolamo. Presenti anche Antonio Ingroia, Luigi De Magistris e Fabio Amendolara.
Ciò che ho potuto constatare, con mio grande stupore, è la totale assenza di nozioni fondamentali in merito a tutta la questione, l’ignoranza in materia: ancora una volta alcuni professionisti del settore hanno dimostrato di parlare in modo del tutto inappropriato.
Pensare anzitutto che l’Articolo 14 bis, a seguito dell’ascolto di un’intercettazione, sia una sorta di alleggerimento delle misure detentive è un fatto assurdo: magistrati come Sabella, Ingroia e De Magistris non hanno battuto ciglio, lasciando passare come buona la definizione. È inaccettabile!
Il 14 bis, che sia chiaro, disciplina il regime speciale della sorveglianza particolare e, nel caso specifico trattato in trasmissione, pone per un determinato numero di mesi alcune limitazioni necessarie per evitare di compromettere la sicurezza di alcuni detenuti negli istituti penitenziari. Limitazioni non il contrario! Nel caso specifico, quindi, il Dap ha deciso che Zagaria fosse inserito in questo regime speciale di sorveglianza.
Com’è possibile che a dei magistrati sfuggano nozioni così basilari? Come possono sostenere che si tratti di un alleggerimento della pena detentiva? Ingannare gli italiani, i cittadini comuni che, giustamente, non conoscono a fondo leggi, nozioni e dinamiche non è corretto; tantomeno è corretto il comportamento di un conduttore, un giornalista che, a digiuno di informazioni, ha continuato con presunzione ad argomentare senza cognizione di causa.
Si continua poi a puntare il dito contro il Dap; ma cos’è il Dap? Evidentemente ruolo e competenze continuano a confondere. Il Dap, dipartimento di amministrazione penitenziaria, ha il compito di garantire l’ordine e la sicurezza all’interno degli istituti penitenziari; il compito di garantire l’esecuzione della misura cautelare e il coordinamento delle misure detentive alternative. Il capo del Dap, nominato dal ministro della Giustizia, è un coordinatore di uffici amministrativi; nulla ha a che vedere coi compiti spettanti alla Magistratura, che delinea la pena, la custodia cautelare: il Dap mette semplicemente in atto la decisione della Magistratura.
Quanto a De Magistris, ecco che viene fuori un’altra storiella, ecco l’ennesimo sassolino nella scarpa che viene tolto: il sindaco di Napoli ammette di essere rimasto piuttosto stupito dalla nomina di Basentini a capo del Dap, poiché illo tempore fu proprio Basentini ad indagare su di lui, allontanato poi da Giorgio Napolitano, allora Presidente della Repubblica. Ci furono indagini tra la procura di Salerno e quella di Potenza e alla fine furono allontanati i magistrati di Salerno, tra cui De Magistris appunto, che aveva fatto delle perquisizioni.
Perché tutti questi magistrati, se forti delle loro convinzioni, non hanno parlato e denunciato allora? Per paura? Di cosa parlano adesso? E ancora: è questo il modo di fare giornalismo? È un modus operandi del tutto fuorviante, utile solo a creare confusione e a mettere altra carne sul fuoco.
Il fumo che si sta alzando servirà a ben poco se non a gettare nello sconforto e nel caos i cittadini italiani. Complimenti a Giletti.

On. Antonio DEL MONACO

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