I BOSS DI NUOVO IN CARCERE!
Indice accusatorio di Giletti e
comportamento omissivo di Di Matteo
La possibilità degli arresti
domiciliari di cui stanno beneficiando, volta per volta, nomi noti della
criminalità organizzata sta lasciando senza dubbio tutti più che basiti. È
inaccettabile che sia concesso tale privilegio ad ex boss della mafia e della camorra.
L’argomento è stato già oggetto di alcune mie riflessioni, ma vorrei aggiungere
un ulteriore mio disappunto nato a seguito della trasmissione di Giletti “Non è
l’Arena”, andata in onda domenica 3 maggio. Il continuo attacco al Dap, per le
mancate risposte di quest’ultimo al Magistrato di Sorveglianza di Sassari in
merito alla recente questione Zagaria, mi ha lasciato piuttosto perplesso: è impensabile
accusare esclusivamente il Dap quando ciò che andrebbe considerato è un
evidente concorso di colpa, giacché, come io stesso ho sottolineato in un mio
precedente intervento, questi atti di scarcerazione hanno riguardato anche le
magistrature di Milano e non solo.
E dunque perché accanirsi contro
il Dap e i suoi funzionari per la questione Zagaria, gettare fango non tenendo
conto, tra le tante cose, che l’unico ad essersi dimesso è proprio Francesco Basentini,
Capo del Dap. Della mancata collaborazione è giusto che rispondano entrambe le
parti, perché è impensabile sostenere il contrario, laddove molte sono le cose
ancora da chiarire in questa delicata vicenda. Giletti, col suo agguerrito
“processo” unilaterale non ha portato un esempio di buon giornalismo in TV,
salvaguardando ostinatamente la Magistratura e condannando il Dap. Quando viene
a mancare la comunicazione tra tutte le parti in causa è logico presumere che
l’errore non stia solo da una parte.
Il dibattito in trasmissione si è
valso poi della telefonata del noto magistrato Nino Di Matteo, per il quale nutro
stima e ammirazione. Durante il suo intervento, però, comunica alcune sue
perplessità in merito all’operato di alcuni organi dello Stato, lasciando
addirittura trapelare che un Ministro della Repubblica possa essere stato in
qualche modo condizionato, forzato ad agire a favore della criminalità.
Di Matteo, dunque, decide
improvvisamente, dopo due anni, di dichiarare cose gravissime, gettando altra
benzina sul fuoco. Mi è sembrato un intervento poco genuino: perché non ha
disposto delle indagini illo tempore? Perché non ha denunciato? Perché parlarne
solo ora, pubblicamente, dando spazio a gravi insinuazioni? Credo si debba fare
maggiore chiarezza in merito al comportamento omertoso del magistrato.
Questa “new entry” ha fatto
immediatamente gola al centrodestra che, senza pensarci un solo istante, ha
cavalcato l’onda presentando una mozione di sfiducia contro il ministro della
Giustizia, Alfonso Bonafede, a prima firma dei capigruppo di Lega, Fratelli
d’Italia e Forza Italia in Senato con la quale si chiedono le dimissioni del
Guardasigilli. Trovo l’accusa del tutto fuori luogo, un vile attacco gratuito. Viviamo
una crisi senza precedenti, venutasi a creare per questa inaspettata e disastrosa
emergenza sanitaria, per la quale l’intero Paese sta combattendo una dura
battaglia. C’è grande bisogno di coesione e collaborazione per superare questa
delicatissima fase delle nostre vite, e dunque non credo che alimentare
polemiche, creare altro caos, sia il modo più onesto di agire, soprattutto se
cinicamente finalizzato a generare sfiducia nel Governo da parte dei cittadini.
Non è dunque crocifiggendo il Dap
o i suoi funzionari che i problemi vengono risolti, tantomeno il ministro
Bonafede, che ha proposto un decreto, un vincolo normativo, a cui sono completamente
favorevole, per ripristinare l’immediato rientro di questi criminali nel solo
luogo che spetta loro: il carcere duro del 41bis. Non c’è problema di salute
che tenga: gli arresti domiciliari non sono contemplati per personaggi come
Zagaria, Bonura, Iannazzo o il feroce La Rocca. Fine pena o no, se malati
verranno curati come giusto che sia, ma continuando a pagare per i loro reati
come previsto dalle sentenze, in carcere fino all’ultimo giorno.
Fonte:Comunicato stampa On. Antonio del monaco
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