L’indifferenza che
uccide
Il 26 maggio del 2009 un commando di otto uomini con il
volto scoperto, per rimarcare l’egemonia sul territorio di Montesanto a Napoli,
irruppe nella piazza a bordo di moto ed esplose all’impazzata diversi colpi di pistola.
Fu colpito Petru Birlandeanu, giovane rumeno di 33 anni,
suonatore di organetto, che con le sue note accompagnava i numerosissimi
viaggiatori che quotidianamente transitavano per la stazione centrale di
Montesanto, cercando di racimolare qualche soldo per poter vivere. Dopo gli
spari, il panico e il fuggi fuggi generale, Petru, trascinandosi dalla piazza
fin dentro la stazione, si accascia vicino ai tornelli e muore tra le braccia
di sua moglie Mirela, nell’indifferenza di tutti: le immagini della sua morte,
riprese dalle telecamere a circuito chiuso della stazione, fanno il giro del
mondo.
Nelle tasche di Petru 8 euro, l’intero guadagno di
quell’ultima giornata; un guadagno che serviva per mantenere parte della sua
famiglia in Romania. Nella sparatoria fu colpito anche un bambino, portato
immediatamente all’ospedale più vicino e salvato: Petru, con evidenti ferite
mortali, fu lasciato lì, a perdere sangue… a perdere la vita, mentre la moglie
gridava aiuto.
Ovviamente non era il giovane rumeno l’obiettivo, ma, ahinoi,
non è la prima volta che un innocente del tutto estraneo al mondo criminale,
per un tragico errore viene colpito e muore. Dopo sette anni, EAV decide, in
accordo con l’assessorato all’istruzione, politiche sociali e sport della
Regione Campania, e su proposta del Presidio di Libera Vomero Arenella e della
Fondazione Polis, di intitolare la Storica Stazione di Montesanto a Petru
Birlandeanu, nella convinzione che la memoria sia uno strumento essenziale per
combattere l’indifferenza e l’assuefazione alla violenza camorristica. È
quella che io definisco sclerocardia emozionale, indurimento del cuore.
A distanza di dieci anni, la fisarmonica di Petru è stata
posta in una teca al centro della stazione Cumana in sua memoria e come monito
per tutti i cittadini. Grazie al lavoro dei ragazzi del presidio di Libera
Vomero Arenella, la fisarmonica, già presente in una nicchia nella stazione dal
2016, è stata ricollocata in una posizione più centrale e protetta da una
grossa teca che mantiene lo strumento quasi sospeso ad altezza ideale per
essere suonata da chiunque. Ho potuto vedere con i miei occhi quella teca,
quella fisarmonica con i fori dei proiettili… e i miei occhi hanno pianto.
Ciò che mi ha fatto più male della tragica storia di Petru,
vittima innocente, è la doppia morte: è stato ucciso dagli spari di criminali
senza scrupoli, è vero, ma è stato altresì ucciso dalla gente comune,
dall’indifferenza di un popolo solitamente solidale, generoso, empatico. Petru
è morto dopo un’ora circa, poteva forse essere salvato. Credo che sentire la
propria vita spegnersi in circostanze del genere sia orribile; ma mi chiedo,
mentre un uomo muore dissanguato tra le urla disperate della moglie, quanto
orribile possa sentirsi colui che fa finta di niente con l’unico pensiero di
obliterare un biglietto e proseguire la propria corsa.
On. Antonio DEL MONACO
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