venerdì 6 marzo 2015

Proietti: "Non si può andare in pensione a 70 anni. Via la L. Fornero, range 62-70. Ecco la proposta del sindacato"

Proietti: "Non si può andare in pensione a 70 anni. Via la L. Fornero, range 62-70. Ecco la proposta del sindacato"

di Ignazio Dessì @IgnazioDess
Le pensioni sono come navi all’orizzonte, sempre più piccole o distanti. Almeno per gli anziani sprovvisti di trattamenti d’oro. Per i giovani è ancora peggio: sembrano una chimera, rese incerte da precariato, tutele crescenti e lavoro inesistente. La riforma della Legge Fornero diventa allora indispensabile. Il governo promette di metterci mano e il ministro Giuliano Poletti riscopre la forza taumaturgica della flessibilità. Come il presidente dell'Inps Tito Boeri, del resto. Ma la formula magica può avere diversi ingredienti. Significare l’accesso al pensionamento con una manciata di anni d'anticipo in cambio di un assegno più leggero, addirittura di un obbligo a rendere dei soldi successivamente. Oppure - come chiedono i sindacati – mettere in primo piano le esigenze dei lavoratori, di chi svolge magari lavori pesanti o ha problemi di salute. Sostenere, a ben vedere, che non si può andare in pensione a 70 anni, con una vita di lavoro alle spalle e poca davanti. Perché "una cosa simile non è riscontrabile in alcun Paese d’Europa”, come ci spiega Domenico Proietti, segretario confederale della Uil nazionale e responsabile delle Politiche fiscali e previdenziali, riproponendo una tematica vissuta sulla pelle dai cittadini.
In effetti per i cittadini questo è problema fondamentale. Come il lavoro, la sanità, la scuola.
“Esatto. E finalmente questo governo sembra voler riprendere in mano per modificarli i provvedimenti di Monti e Fornero che hanno peggiorato la vita di milioni di italiani seminando guai incredibili. Basti pensare al dramma degli esodati per i quali è stata trovata una soluzione – sia pure non definitiva - grazie soprattutto alle pressioni sindacali”.
Vi accusano di limitarvi a criticare e dire no, qual è la vostra proposta concreta per la riforma delle pensioni?
“La nostra proposta è reintrodurre una flessibilità di accesso al pensionamento fissando un range compreso tra i 62 e i 70 anni. Dentro questo ventaglio il lavoratore deve poter scegliere quando accedere alla pensione in base alle proprie condizioni di salute o ad altre particolarità o esigenze personali. Accanto a ciò si può introdurre una regola basata sul rapporto contributi versati-età anagrafica, tipo la cosiddetta quota 100. Su queste due possibili soluzioni deve concentrarsi ad avviso del sindacato l’attenzione del legislatore”.

E questo senza intaccare l’importo della pensione con penalizzazioni immediate o future?
“E’ assolutamente inaccettabile una ulteriore penalizzazione, quando ce n'è già una implicita nella scelta stessa. Col sistema contributivo infatti chi va via prima finisce col percepire una pensione minore. Perché allora penalizzare il pensionato due volte? Semplicemente chi sceglierà di andar via prima verserà meno contributi e percepirà un assegno più basso in base a quanto versato. Chi invece sceglierà di andar via dopo percepirà di più avendo versato di più”.
Ci sono lavori più penalizzanti di altri, mansioni più usuranti di altre. In questo caso non sarebbe giusto prevedere un trattamento particolare?
“Dentro il precedente ragionamento può trovare composizione anche il problema dei lavori usuranti. In anni precedenti si è trovata una soluzione riconoscendo il diritto di lasciar prima il lavoro. Sarà il caso di tornare ad occuparsene per cercare di alleviare il peso di chi svolge attività talmente pesanti da rendere impossibile lavorare fino a 70 anni”.
Il problema accennato in precedenza degli esodati è stato del tutto risolto?
“C'è ancora da sistemare una parte dei lavoratori rimasti senza stipendio e senza assegno Inps in seguito alla riforma Fornero. Bisogna far in modo che anche loro possano essere accompagnati con tranquillità alla pensione”.
Col nuovo sistema dei licenziamenti le garanzie dei lavoratori sono calate e chi perde il lavoro in tarda età rischia di non trovare mai una nuova collocazione professionale. Allo stesso tempo non può accedere nemmeno alla pensione.
“Questi casi determinano dei veri drammi. Per chi resta senza lavoro dopo i 50-55 anni e si ritrova senza paracadute sociale né pensione la vita diventa un incubo. Per questo noi pensiamo che le garanzie per i lavoratori debbano essere non indebolite ma rafforzate. E la nostra proposta di consentire una flessibilità per l’accesso al pensionamento nasce anche da queste considerazioni. In aggiunta si potrebbero incentivare accordi aziendali attraverso la contrattazione per consentire un intervento delle imprese utile ad accompagnare il lavoratore fino alla pensione”.
Chiederete anche una modifica della normativa sul riscatto degli anni di laurea? Oggi è improponibile per un lavoratore il ricorso a questo strumento a causa dell'onerosità esorbitante.
“Lo strumento è molto utile. Fu migliorato nel 2007 dal governo Prodi su nostra richiesta ma risulta ancora troppo esoso per poter essere utilizzato in maniera significativa dai lavoratori. Bisogna fare un altro intervento introducendo agevolazioni e defiscalizzazioni. Solo così gli anni di università diventeranno realmente riscattabili dalla generalità delle persone”.
Per dare gambe a questi propositi dovrete ottenere un tavolo di discussione.
“Unitamente a Cgil e Cisl abbiamo già scritto al governo chiedendo di aprire una discussione su questi temi al più presto. Non si tratta di avviare una trattativa. Il problema è trovare soluzioni opportune per milioni di persone e famiglie in grande difficoltà”.
Sembra che di questi problemi molti abbiano smesso di preoccuparsi.
“Il sindacato non ha certo smesso di occuparsi di questi temi e chiede all’esecutivo di questo Paese di avviare una riflessione per trovare insieme una soluzione. Altrimenti possono ripetersi gli errori del passato. Se la Fornero avesse chiamato le parti sociali per discutere di tali drammatici problemi non avrebbe commesso errori incredibili su esodati e altro”.
Dunque siete fermamente determinati a fare la lotta per la riforma delle pensioni?
“Chiederemo a governo e parlamento un serio confronto. A questo proposito comunque è molto positivo che mercoledì la Commissione Lavoro della Camera, presieduta da Cesare Damiano, abbia annunciato il proposito di riprendere le audizioni con le parti sociali. In quella sede esporremo e sosterremo le idee che ho illustrato”.
Proprio in questi giorni si discute di reddito di cittadinanza, una delle prerogative (l’altra è la Rai) su cui il M5S potrebbe trovare un avvicinamento con il centro-sinistra. Il sindacato cosa ne pensa?
“E’ un tema molto importante e delicato. Noi ovviamente pensiamo si debbano creare prima di tutto buoni e stabili posti di lavoro. Riteniamo questo il primo obiettivo di un governo e di un Paese civili per dare certezza, stabilità e dignità ai cittadini. Poi, certo, bisogna dare risposte alle persone in difficoltà studiando forme di intervento efficaci. Tra queste c'è anche il sostegno al reddito con i lavori sociali. Per il sindacato però – non mi stancherò mai di ripeterlo - la forma più efficace di intervento resta la creazione di nuovi e stabili posti di lavoro”.
06 marzo 2015

Fonte: comunicato stampa

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