IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
Il
D.L. 6-7-2012n. 95 recante : “Disposizioni urgenti per la revisione della spesa
pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini” agli artt. 17 e 18 interviene
ancora una volta sulle Province prevedendone la soppressione e
l’accorpamento (art. 17) e la istituzione delle città metropolitane
(art. 18).
Il
governo fonda queste misure sul conseguimento degli obiettivi di finanza
pubblica imposti dagli obblighi europei, ritenendo, perciò, ogni obiezione non
suscettibile di considerazione alcuna.
Nel
mentre, però, può condividersi la scelta della riduzione del numero delle Province,
non altrettanto può dirsi dei parametri previsti per raggiungere tale scopo.
Altrettanto
per il fondamentale tema delle funzioni, che sembra trascurato, affrontato in
modo superficiale, come peraltro, è stato fin dall’inizio per quello generale
della soppressione delle Province.
Il
problema vero è che non si conoscono le funzioni svolte dagli Enti Locali.
Nessuno,
a cominciare dai giornalisti che tanto ne parlano, si è mai occupato seriamente
di capire chi fa che cosa.
Il
Presidente dell’ UPI Giuseppe Castiglione, in una nota di commento al decreto
legge, ha dichiarato che le Province diventeranno più grandi territorialmente e
quali enti atti a governare l’area vasta, dovranno avere tutti i compiti che
spettano ad istituzioni di questa portata, oltre quelli previsti dal decreto e
cioè:
le
funzioni che riguardano il mercato del lavoro, dai servizi per l’occupazione ai
centri per l’impiego e strettamente legate a queste, funzioni sulla formazione
professionale, per le quali lo stesso
ministro Fornero ha riconosciuto essere modelli di eccellenza;
le
funzioni che riguardano l’edilizia scolastica: lasciare questo patrimonio ai
comuni provocherebbe il caos di tutto il sistema dell’ istruzione secondaria
superiore.
Discorso
a parte merita poi, il tema delle modalità di elezione del Presidente della
Provincia e del Consiglio Provinciale. Sulla proposta del governo l’UPI, fin
dalla conferenza unificata del 4 aprile, si è espressa con parere contrario, presentando
al governo una serie di osservazioni delle quali lo stesso “ha preso atto,
riservandosi di valutarle”. Ciò non sembra sia avvenuto.
Và
ribadita, quindi,la necessità di confermare l’elezione diretta degli organi di
governo delle province perché rappresentano la comunità provinciale del paese.
Al
di là delle brevi considerazioni che precedono, non può sottacersi la più
importante, che cioè il D.L. 95/2012, nel solco di una serie di iniziative partite
fin dalla scorsa estate, continua ad evidenziare una sottile violazione
della costituzione. Infatti l’art. 5 della stessa impone che ogni ipotesi
modificatoria delle autonomie locali prenda avvio “ per iniziativa dei Comuni”
(art. 133c.1) e non dello Stato; al
contrario l’iter procedurale previsto dal decreto, prevede un percorso statuito dal governo, che ha fissato
anche dei criteri cui adeguarsi anche per gli accorpamenti delle province:
dimensione territoriale e popolazione residente e ciò in netto contrasto con il
citato art. 133c. 1 della Costituzione.
È
quindi necessario approfondire questi temi, dal sistema elettorale al modello
di gestione perché, nel rispetto delle norme costituzionali, il progetto
governativo possa raggiungere gli obiettivi prefissati.
Ai
signori parlamentari locali, pertanto si chiede di adoperarsi perché nel corso
dei lavori di conversione in legge del decreto, siano affrontati con la
consapevolezza e la decisione necessaria i nodi evidenziati in questa sede: funzioni,
autonomia, legittimazione, differenziazione.
Caserta 13.07.2012
Giancarlo Della Cioppa
Fonte: comunicato stampa
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